LA TAGLIATA DI SAN MARTINO: DAL CASTEL AGORDINO AL FORTE NAZISTA
Analogamente a quanto accade da tempo in tutta Italia, anche in Provincia di Belluno ed in Agordino ci sono beni artistici, architettonici, storici e naturali di grandissimo valore che sono tuttavia costantemente minacciati dall’incuria e dall’inesorabile trascorrere del tempo; laddove ci sarebbe la necessità (e magari la volontà) di attuare velocemente opere di salvaguardia del nostro partimonio si riscontra invece una costante e sostanziale staticità determinata dall’enorme carenza di fondi e mezzi che caratterizzano sfortunatamente il nostro tempo. Malgrado la lodevole opera di tante persone che prestano parte del proprio tempo libero per la manutenzione del territorio ed il volontariato ed alla spinta al costante miglioramento che il turismo porta, ci sono talmente tante situazioni in cui sarebbe necessario intervenire urgentemente che sembra di trovarsi a combattere contro i proverbiali mulini a vento quichottiani.
Questo è il caso, ad esempio, del forte della Tagliata di San Martino, anche detto Forte dei Castei, un complesso militare le cui origini si perdono nei secoli, di enorme valore storico, situato alle porte meridionali di Agordo nella zona nota appunto come “Castei” [“castelli”] nei pressi del Sasso di San Martino. Approfittando di un weekend di tregua in questo giugno 2016 caratterizzato dal maltempo e piogge, abbiamo colto l’occasione per visitare una delle attrazioni meno conosciute ma sicuramente, per quanto riguarda la storia, tra le più interessanti del Basso Agordino.
Pochi chilometri a sud di Agordo, il Torrente Cordevole ha scavato nel corso di milioni di anni una gola molto stretta e profonda, angusta ed affiancata da enormi, monolitiche pareti rocciose a picco. Questa la descrizione della Tagliata di San Martino del celebre geologo e paleontologo Antonio Stoppani nella sua opera “Il Bel Paese” (1876):
“Le rupi, onde son formate le sue irte pareti che si vanno sempre più accostando, si sarebbero scambiate per due eserciti di fantasmi giganti, avvolti in immensi lenzuoli cadenti”.
Questo luogo collocato nel cuore delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO è così tanto impressionante che gli Agordini gli dedicarono la famosa leggenda di San Martino, una storia che ogni abitante della Conca conosce bene. Secondo questo mito popolare, tempo fa tutta al Conca Agordina sarebbe stata occupata da un enorme lago, chiuso a sud appunto dai rilievi della zona dei Castei in cui la gola ancora non esisteva. Ci diverse versioni della storia (ad esempio, in una versione San Martino viene commosso dalla condizione pietosa dei contadini agordini a corto di terra coltivabile, secondo un’altra invece il santo interviene per salvare la vita ad un bambino chiamato Agordo che stava affogando nel lago), fatto sta che il santo, impugnata la spada, vibrò un portentoso fendente che separò i rilievi posti a sud di Agordo generando la gola, la “tagliata”, e facendo defluire le acque del lago dalla Conca Agordina.
Data la particolare conformazione di questa zona, è immediatamente comprensibile anche al visitatore moderno come la gola costituisse un’eccellente posizione strategica per il controllo e la difesa dell’accesso all’Agordino; quando l’attuale Galleria dei Castei, inaugurata nel 1996, ancora non esisteva, chiunque volesse raggiungere Agordo da sud era costretto ad attraversare la strozza in cui transitava la vecchia SR 203 Agordina (e prima antiche strade, forse romane); in periodi poi di guerre o tensioni diplomatiche, il traffico di merci, uomini e soldati che transitava da qui poteva essere facilmente sorvegliabile dal Sasso di San Martino. Fu proprio per questioni tattiche che almeno dal XIII Secolo sorse in questo luogo una fortificazione, una delle cinque roccaforti presenti in passato in Agordino: si tratta del mitico “Castel Agordino” o “Castel Gordino“, costruzione oggi completamente scomparsa ma di cui resta memoria in diverse fonti storiche e nello stesso emblema del Comune di Agordo.
Brevissima storia di Castel Agordino e delle successive fortificazioni:
non si sa esattamente da quanto tempo esistesse un presidio militare presso la zona dei Castei, forse addirittura dall’epoca tardo-romana; sappiamo tuttavia che un castello venne ristrutturato sul Sass de San Martin nel 1233 su ordine del vescovo Ottone da Torino in prossimità di una vecchia chiesetta dedicata appunto a San Martino. La strada di accesso alla fortezza era eccezionalmente impervia ed il castello permetteva il transito di poche persone per volta attraverso la porta centrale, cosa che favoriva il controllo dell’accesso all’Agordino alla guarnigione del castello. Nella nostra sezione “Storia dell’Agordino” abbiamo già trattato del periodo del Capitaniato di Agordo; Castel Agordino era appunto la sede del Capitano di Agordo e delle sue guardie in tempo di guerra (mentre era sorvegliato invece da alcuni custodi in tempo di pace); uno dei famosi Capitani di Agordo che intrecciò le proprie vicende a quelle di Castel Agordino fu il ben noto Guadagino Avoscano, sanguinario signore dell’Agordino nel XIV Secolo.
Nel 1483 passa dalle parti di Castel Agordino un cronista veneziano di nome Marin Sanudo: egli annota nei suoi diari la presenza di una fortezza diroccata, della chiesa di San Martino e della stretta strada d’accesso al castello. Sanudo non manca di riportare nei suoi scritti anche le cattive condizioni in cui versa la fortificazione. Castel Agordino sarà comunque rinforzato negli anni successivi nel quadro della guerra tra Venezia e il Sacro Romano Impero; proprio le truppe imperiali distruggeranno la fortezza nel luglio 1510. Nel 1641, il Podestà della Città di Belluno Giulio Contarini scrive al Doge e lo aggiorna tra le altre cose sullo stato del castello nell’ottica della ristrutturazione della fortezza, opera che però non si compierà in quegli anni.
Nel 1883 inizia l’edificazione del Forte della Tagliata di San Martino ad opera del neonato Regno d’Italia; nel quadro geopolitico europeo del periodo, una fortezza posizionata in questo luogo è cruciale per evitare la possibile avanzata austriaca da nord in caso di guerra e costituisce una linea difensiva efficace assieme ai vicini forti di Peden, alla casermetta di Forcella Moschesin ed ad altre fortificazioni bellunesi. Il forte viene edificato su più livelli e viene equipaggiato con artiglieria di calibro medio; sulla sommità del Sasso di San Martino viene inoltre realizzata un’ulteriore postazione di artiglieria, al tempo collegata al forte tramite una stradina. Con lo scoppio della Grande Guerra la postazione viene riempita di soldati; la costruzione viene poi fatta detonare dagli stessi italiani in ritirata dopo la disfatta di Caporetto nel 1917 (sorte analoga tocca alla casermetta di Forcella Moschesin ed al Forte di Peden).
Durante la Seconda Guerra Mondiale, il Sasso di San Martino attira le attenzioni dei nazisti che vogliono utilizzarlo stavolta per bloccare possibili avanzate del nemico, stavolta da sud. Il forte viene pertanto sistemato in modo da permettere il tiro nella direzione opposta; i nazisti iniziano i lavori sul Forte di San Martino tramite l’organizzazione paramilitare TODT: essi ricostruiscono la fortificazione, costruiscono nuove strade carrabili e gallerie e disseminano la zona di trincee e postazioni di tiro. La guerra non verrà mai combattuta qui, e la loro opera rimane incredibilmente intatta a disposizione di quanti vogliano vederla; un patrimonio storico di tutto rispetto per gli appassionati di storia bellica.
Alla zona della Tagliata del Sasso di San Martino si accede in diversi modi: si può ad esempio parcheggiare in corrispondenza dei due accessi della nuova Galleria dei Castei (prestando grande attenzione al traffico ed evitando manovre azzardate ovviamente) e proseguire a piedi lungo la vecchia SR203; è possibile inoltre raggiungere la zona a piedi con l’itinerario “La Via degli Ospizi” del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. In prossimità dei due accessi dalla nuova statale SR 203 la presenza del forte è scarsamente segnalata, almeno fino alla vecchia casa cantoniera dove si scorgono i cartelli del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi; se non siete pratici della zona, è assolutamente consigliabile informarsi adeguatamente presso l’Ufficio Turistico di Agordo (contatti sotto) prima di visitare la zona.
Raggiunta la stradina di accesso alla zona del fortino, la costruzione si raggiunge in poco tempo (circa mezz’ora); all’unico bivio che si incrocia basta seguire le indicazioni per La Via degli Ospizi, ma vale la pena anche salire seguendo l’altra strada dopo aver visitato il forte almeno alle gallerie militari seguendo la direzione Bus de le Neole / Forcella de l’Om e lo spiazzo della postazione di tiro sopra al forte. La stradina che conduce al fortino è facile e non presenta particolari difficoltà, non è tuttavia adatta ai passeggini (si tratta comunque di una piccola escursione); anche in questo caso sicuramente l’Ufficio Turistico di Agordo saprà darvi tutte le informazioni utili per organizzare al meglio la vostra gita. Il forte all’interno è piuttosto buio, così come le tante postazioni di tiro e le gallerie, perciò è consigliabile avere con sè una torcia o almeno la luce di un cellulare.
Informazioni turistiche:
Ufficio Turistico di Agordo Tel. 0437 62105 E-mail: ufficioturistico@agordo.net
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6 commenti
Tullia Perman
Articolo molto interessante per gli appassionati di Grande Guerra e non solo
agordino
Ciao Tullia,
grazie mille per il tuo commento!
Una zona che merita sicuramente una visita!
Grazie ancora e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it
Francesco
Fantastico, ci andremo sicuramente.
agordino
Ciao Francesco,
grazie per il tuo commento!
Sicuramente una perla storica che merita!
Grazie ancora e continua a seguirci!
Il Team di agordinodolomiti.it
Andrea Viel
Bellissimo articolo e foto stupende.. Se scendo da Agordo e provo a prendere la vecchia strada prima della galleria a sinistra c’è una sbarra e divieto di transito anche a piedi. Si può passare ugualmente?
agordino
Ciao Andrea,
grazie mille per il tuo feedback, molto apprezzato!
L’ingresso da nord alla zona è infatti non totalmente sicuro, essendo le pareti a picco sulla gola del Cordevole molto verticali e la strada praticamente abbandonata dopo l’inaugurazione della galleria. L’accesso alla gola da questo punto non è consigliabile e chiunque vi acceda lo fa a proprio rischio e pericolo.
Puoi ovviare però accedendo all’area della Tagliata da sud, ovvero oltrepassata tutta la galleria.
Grazie mille e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it
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Articolo molto interessante per gli appassionati di Grande Guerra e non solo
Ciao Tullia,
grazie mille per il tuo commento!
Una zona che merita sicuramente una visita!
Grazie ancora e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it
Fantastico, ci andremo sicuramente.
Ciao Francesco,
grazie per il tuo commento!
Sicuramente una perla storica che merita!
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Il Team di agordinodolomiti.it
Bellissimo articolo e foto stupende.. Se scendo da Agordo e provo a prendere la vecchia strada prima della galleria a sinistra c’è una sbarra e divieto di transito anche a piedi. Si può passare ugualmente?
Ciao Andrea,
grazie mille per il tuo feedback, molto apprezzato!
L’ingresso da nord alla zona è infatti non totalmente sicuro, essendo le pareti a picco sulla gola del Cordevole molto verticali e la strada praticamente abbandonata dopo l’inaugurazione della galleria. L’accesso alla gola da questo punto non è consigliabile e chiunque vi acceda lo fa a proprio rischio e pericolo.
Puoi ovviare però accedendo all’area della Tagliata da sud, ovvero oltrepassata tutta la galleria.
Grazie mille e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it