Sentiero Tematico “La Montagna Dimenticata” (versione integrale)
Tappa 3 (Tagliata di San Martino – Centro Minerario di Vallalta)
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi | Agordino Dolomiti
La seconda metà del mese di aprile 2018 ha portato nel Cuore delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO qualche giorno di bel tempo e temperature decisamente estive che fanno ben sperare per l’imminente stagione estiva alle porte; e mentre il nostro team attende il disgelo completo per inaugurare al meglio la stagione escursionistica in quota, i sentieri del fondovalle e di media montagna si presentano invece in eccellenti condizioni di percorribilità; abbiamo quindi approfittato di questa piccola anticipazione estiva per concludere la serie di articoli iniziata lo scorso giugno sul Sentiero Tematico “La Montagna Dimenticata” del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi e tirare le somme di questa “misteriosa” proposta escursionistica plurigiornaliera del nostro Ente Parco.
Chi si fosse perso le precedenti tappe de La Montagna Dimenticata e fosse interessato può cliccare qui per la Tappa 1 e qui per la Tappa 2. Siccome di cose da dire in questo articolo ce ne sono molte non ci dilunghiamo in tanti preamboli ma andiamo direttamente al sodo affrontando gli ultimi chilometri che collegano la Tagliata di San Martino ed il Centro Minerario di Val Imperina con il Centro Minerario di Vallalta, punto di arrivo de La Montagna Dimenticata.
Ci eravamo lasciati la scorsa puntata presso l’Ostello di Val Imperina, una deviazione sul tragitto “ufficiale” che avevamo consigliato noi vista la lunghezza e la durezza della tappa 2. E proprio come per la tappa 2 (dove se vi ricordate era difficile, tra le altre cose, comprendere che ci sono due varianti possibili che si estendono sui versanti settentrionale e meridionale del Monte Celo) anche l’inizio di questa terza tappa è di difficile interpretazione per il potenziale fruitore.
Secondo quanto siamo riusciti a capire consultando le fonti cartacee ed i pochissimi materiali disponibili online, il visitatore de La Montagna Dimenticata dovrebbe raggiungere il Forte della Tagliata di San Martino alla fine della seconda tappa, affrontare la salita al Sasso di San Martino fino al Bivacco Le Mandre in circa due ore e ridiscendere per una variante boschiva fino all’ostello di Val Imperina in un’altra ora e mezza almeno. Si tratta di un segmento escursionistico piuttosto impegnativo, soprattutto se si è discesi nella stessa giornata dal pianoro di Folega percorrendo diversi chilometri; per questo motivo avevamo scelto di indirizzare l’escursionista direttamente all’Ostello di Val Imperina, punto logistico ideale per il pernottamento.
A livello pratico quindi, la salita al Bivacco Le Mandre potrebbe benissimo essere bypassata, dirigendosi dal Centro Minerario di Val Imperina direttamente a Forcella Franche; per completezza d’informazione, e anche perchè comunque il Sasso di San Martino è un luogo molto interessante e ricco di storia (come vedremo), consigliamo comunque al visitatore di non perdersi questo tratto de La Montagna Dimenticata ed eventualmente, valutando tempi e resistenza, di considerare tranquillamente un ulteriore pernotto a al bivacco o a Gosaldo aggiungendo un giorno all’itinerario. Dopotutto vale la pena di guardarsi bene attorno, ricordando che in questa tappa ci sono fortunatamente più possibilità di alloggio che permettono di osservare luoghi, cose e panorami con in tutta tranquillità.
Dal Centro Minerario di Valle Imperina ritorniamo quindi al Forte della Tagliata di San Martino percorrendo a ritroso il finale della nostra Tappa 2; in circa mezz’oretta raggiungiamo il vecchio forte nazista e proseguiamo oltre fino ad incrociare i segnavia de La Montagna Dimenticata; questi ci indirizzano verso la salita che porta a Forcella de l’Om / Bus de le Neole.
Continuando a risalire il Sasso di San Martino non è difficile imbattersi in molte altre opere belliche (come gallerie, alcune lunghe decine di metri, e poi postazioni di tiro, ruderi di fabbricati e nicchie). All’ingresso del sentiero provenendo dalla vecchia strada statale (tratto che abbiamo percorso nella tratta 2) si trova un pannello illustrativo realizzato dall’Ente Parco che mostra (o dovrebbe mostrare) le installazioni belliche in loco; la mappa riportata non è però molto utile per orientarsi, quindi a chi fosse interessato consigliamo di ripetere qualche volta la visita a questi luoghi, sempre ovviamente con prudenza ed attenzione.
**DISCLAIMER**
ATTENZIONE!!! In questo articolo NON consigliamo ai nostri lettori di addentrarsi all’interno delle gallerie belliche che si incontrano lungo l’itinerario, semplicemente ci limitiamo a descriverle come parte importante del sentiero tematico storico-culturale La Montagna Dimenticata con modalità analoghe a quelle già utilizzate dal Comune di La Valle Agordina e dal Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi; chi lo fa, sceglie di farlo a proprio rischio e pericolo, dopo aver valutato attentamente le proprie capacità ed assumendosene la piena responsabilità. In nessun caso il team di agordinodolomiti.it potrà essere ritenuto responsabile per danni alle persone o altro derivati dall’esplorazione delle postazioni della Linea Gialla; l’unica cosa che consigliamo è eventualmente, come sempre, quella di utilizzare sempre buonsenso ed accortezza per evitare spiacevoli conseguenze.
Seguiamo quindi la strada principale, una comoda carrabile militare realizzata all’inizio del XX Secolo dal 7° Alpini (la cui effige si può osservare, scolpita nella roccia, al tornante sopra il forte); la strada è piuttosto lunga ma mai troppo pendente, proprio perché doveva permettere ai mezzi bellici di transitarvi.
Dopo poco raggiungiamo l’imbocco di una bella galleria lunga un centinaio di metri, seguita da altri due brevi tratti di tunnel. Le tre gallerie non sono illuminate, quindi è eventualmente richiesta una torcia per attraversarle. Da notare che le tre gallerie possono essere evitate prendendo il sentiero che si scosta dalla principale (salendo si trova sulla destra, circa venti metri prima dell’imbocco della prima galleria). Sia una che l’altra variante sono molto interessanti dal punto di vista storico e militare, con gallerie interne e postazioni di tiro scavate nella roccia, perciò potete scegliere liberamente la strada che più vi ispira o ritornare indietro per percorrerle entrambe.
Oltrepassate le gallerie (o l’altro sentiero, come dicevamo) ci accolgono due bei cadini naturali scavati dalle acque che scendono dai Monti del Sole; proseguiamo poi sempre sulla carrabile prima in direzione di Forcella de l’Om, poi quando questa si discosta dalla carrabile principale, in direzione del Bivacco Le Mandre, sempre sulla carrabile.
La strada risale il Sasso di San Martino da qui per circa due ore; oltre alle tante gallerie visibili dal sentiero (collocate prevalentemente nella prima parte dell’itinerario) segnaliamo tra le curiosità del luogo il meraviglioso Belvedere, uno straordinario terrazzo panoramico sulla Conca Agordina situato poco sotto il Bivacco Le Mandre e segnalato.
Alla fine, dopo una lunga salita, raggiungiamo il Bivacco Le Mandre, un edificio restaurato di recente dal Corpo Forestale dello Stato diviso in una parte privata ad uso del Corpo ed una parte pubblica e sempre aperta destinata agli escursionisti. All’interno, la parte aperta al pubblico del Bivacco Le Mandre dispone di stufa a legna, tavolo e sedie al piano terra e di camera da letto con 2-4 posti al piano superiore.
La Montagna Dimenticata prosegue con una piacevole traccia boschiva che ridiscende il Sasso di San Martino in direzione della sottostante Val Imperina; per arrivare al Bivacco Le Mandre certamente avrete notato il segnavia de La Montagna Dimenticata che si discosta dalla mulattiera principale. Percorriamo quindi a ritroso la carrabile per una decina di metri ed imbocchiamo il sentiero boschivo che ci ricondurrà al Centro Minerario di Val Imperina.
Mentre la mulattiera che conduce al Bivacco Le Mandre ci era ben nota, per la prima volta abbiamo percorso il sentiero boschivo che degrada verso la Val Imperina; lo abbiamo trovato nel complesso molto piacevole, le uniche accortezze sono prudenza nella parte iniziale ed attenzione ai segnavia de La Montagna Dimenticata (strisce giallo – viola dipinte su alberi e rocce) che non sempre sono visibilissimi e palesi. Ciò detto, in circa un’oretta e mezza il sentiero ci rimanda nei pressi della Galleria Magni nel Centro Minerario di Val Imperina.
Non ci dilunghiamo molto nella descrizione dell’itinerario che collega il Centro Minerario di Val Imperina a Forcella Franche, già oggetto di numerose attenzioni da parte nostra; questo breve tratto boschivo è ben segnalato e recentemente ripulito e sistemato e conduce in poco meno di un’oretta a Forcella Franche, da dove inizia l’ultima parte de La Montagna Dimenticata.
Da Forcella Franche continuiamo sulla traccia che passa proprio davanti al nuovo centro informazioni Umberto Bedont (ancora purtroppo inattivo); rimaniamo sempre sul prato, prendendo poi una bella mulattiera poco oltre che inizia a degradare in una leggera discesa nel bosco.
Continuiamo quindi a seguire la mulattiera che ci porta in poco tempo all’abitato di Tiser; usciamo quindi dalla mulattiera e proseguiamo per brevissimo tempo su asfalto attraversando la piccola e graziosa piazzetta della frazione di Gosaldo.
Poco prima della fine della piazza si intravedono sulla sinistra e indicazioni de La Montagna Dimenticata e della Via Tilman. Ci infiliamo quindi in questo bellissimo vicolo di piccole case storiche e seguiamo la mulattiera che ci porta velocemente in basso verso la frazione di Curti. Lungo questo tratto si incontrano i ruderi dell’insediamento di Matarie, evidenziati da un cartello dell’Ente Parco.
Attraversiamo I Curti e proseguiamo oltre la piccola piazzetta della frazione, sempre seguendo i segnavia de La Montagna Dimenticata; va detto che almeno per quanto riguarda il tratto “urbano” di questo sentiero, nel Comune di Gosaldo le indicazioni sono ben distribuite e visibili; cosa che purtroppo non vale per tutte le zone montane e boschive dell’itinerario, come vedremo tra poco. I tratti diagonali de La Montagna Dimenticata ci permettono di accorciare la strada principale, limitandoci ad attraversarla (sempre con un pò di attenzione) di tanto in tanto.
Ci troviamo quindi ad attraversare la frazione di Lambroi; tocchiamo un attimo l’asfalto prima di rientrare nel bosco all’altezza di un cartello del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi situato proprio di fronte all’Agriturismo La Busca.
La comoda sterrata si trasforma presto in asfaltata e ci collega allo splendido abitato di Ren, dove ci fermiamo ad ammirare le architetture tradizionali di questo suggestivo borgo; come per molte altre zone delle Dolomiti UNESCO e della montagna italiana in generale, qui si avverte l’effetto del pesante spopolamento avvenuto in diverse ondate nel corso dei Secoli XIX e XX, tant’è che moltissime abitazioni della frazione sono oggi disabitate. Le piccole frazioni di Gosaldo si rivelano pertanto un vero museo a cielo aperto, uno spaccato molto suggestivo sulla vita tra le montagne di ieri e di oggi.
Superato l’abitato di Ren rientramo per un breve tratto sulla Strada Provinciale SP2 fino al ponte in località Titele che ci introdurrà alla zona di California e Vallalta.
Qualcuno di voi si ricorderà forse che ai fasti del Centro Minerario di Vallalta ed alle misere condizioni in cui questo ingente patrimonio storico e culturale versa attualmente avevamo dedicato ampio spazio sul nostro blog; per rileggere, potete visitare l’archivio dei nostri articoli.
Seguiamo quindi i segnavia de La Montagna Dimenticata (da Pattine e Mori raggiungiamo Vallalta tramite il sentiero alto che passa per il Casin); essendoci la zona già ben nota, procediamo forse con eccessiva sicurezza, tant’è che poco oltre Pattine ci smarriamo nel bosco. Abbiamo ripercoso questo tratto anche a tour finito, non capendo bene dove manchi la cartellonistica dell’itinerario; dovesse capitarvi di perdervi qui, potete far ricorso ad un semplice trucco: potete eventualmente rientrare su La Montagna Dimenticata tramite la Via Tilman che si incrocia al ponte di Titele ed al parcheggio sotto Pattine e che è invece ben segnalata in questo tratto.
Ritornati sul sentiero corretto, continuiamo nel bosco in direzione della congiunzione dei torrenti Pezzea e Mis, nelle cui vicinanze sorgevano i centri minerari di Vallalta (un tempo di Venezia e poi del Regno d’Italia) e Sagron-Mis (Tirolo e poi Impero Austro-Ungarico); il sentiero nel bosco è piuttosto piacevole ed interessante (si incontrano lungo il sentiero molti ruderi di abitazioni dei minatori della zona ed animali selvatici) e non è difficile riconoscere il tocco della Famiglia Chenet nei molti segnavia, precisi e ben disposti nel bosco.
Dal Casin raggiungiamo in circa venti minuti la zona di estrazione mineraria di Vallalta, dove ci attendono i tunnel Vallalta, O’Connor e Terrabugio e le nuove installazioni realizzate dal Comune di Gosaldo in zona. Felicissimi per aver portato a termine La Montagna Dimenticata nella sua interezza, ci chiediamo se anche qualcuno dei dirigenti del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi abbia mai avuto questo piacere.
Approfittiamo per salire fino alla Casina, la vecchia sede dell’amministrazione Austro-Ungarica dei tunnel trentini, situata poco più sopra, e rientriamo a Gosaldo tramite Macatoch ed il sentiero reso agibile dalla Famiglia Chenet (cosa che consigliamo a tutti i visitatori anche per rendersi conto di quanto ancora ci sia da vedere in zona al di là dei tunnel minerari in sè).
La Montagna Dimenticata – Giudizio complessivo
Dare un giudizio su questo sentiero tematico del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi si è rivelato un compito complesso per il nostro team; da un lato pesa infatti la carenza di informazioni fornite dall’Ente Parco, che sembra essersi limitato a segnare l’itinerario sulla mappa con indolenza e senza alcuna reale intenzione di proporlo ai visitatori del parco. Dall’altro lato si parla però dei luoghi in cui noi siamo nati ed in cui viviamo, territori riconosciuti e tutelati dall’UNESCO quali Patrimonio Naturale dell’Umanità, zone poco conosciute forse rispetto a quelle più commerciali ma non per questo meno interessanti dal punto di vista paesaggistico, umano e naturale.
Ne consegue che, seppure piuttosto infastiditi dall’incompletezza ed accidia dimostrata nell’intavolare il progetto da parte del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, siamo comunque orgogliosi del fatto che si sia scelto di dare risalto ad alcuni degli aspetti caratterizzanti della storia, della cultura e naturalmente del paesaggio del nostro territorio che spesso invece non trovano lo spazio che meriterebbero: tantissime splendide cime delle Dolomiti UNESCO, secoli di tradizione mineraria, tanti resti delle due Guerre Mondiali sulle nostre montagne. Vediamo allora insieme quali sono i punti di forza de La Montagna Dimenticata e quali le debolezze che ne minano il successo secondo noi che lo abbiamo provato.
La Montagna Dimenticata: una bella idea campata per aria?
1) Informazioni
Reperire informazioni su questo sentiero è stato difficilissimo, e possiamo solo immaginare quanto possa risultare complicato per un potenziale fruitore estraneo a questi luoghi venire a conoscenza dell’offerta prima e conseguentemente prendere seriamente in considerazione poi. Il sito internet del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi lascia l’utente con più dubbi che certezze, provare per credere, e anche la disponibilità di informazioni cartacee, almeno nei territori interessati, lascia molto a desiderare.
Molte perplessità anche sul piano della qualità delle indicazioni forniteagli utenti dall’Ente Parco: dichiarare che La Montagna Dimenticata è praticabile “da marzo a novembre” (lo potete leggere sul sito) significa spedire tranquillamente gli ospiti in alta montagna in luoghi potenzialmente molto pericolosi per la presenza di neve (ad esempio le Creste di Vallaraz e le due varianti del Monte Celo). La Montagna Dimenticata va affrontata esclusivamente in estate e autunno, quindi attenzione a quello che si comunica.
Se si intende valorizzare l’investimento fatto finora, c’è sicuramente molto da migliorare sul lato dell’informazione, della promozione e della commercializzazione dell’itinerario; per il momento non ci siamo proprio, purtroppo.
2) Lacune logistiche
Il problema degli alloggi e degli spostamenti è probabilmente l’ostacolo maggiore al successo del progetto: proporre un itinerario simile, a tappe per giunta, e non chiedersi dove i visitatori possano pernottare e rifornirsi di viveri ed acqua è una cosa che troviamo veramente poco professionale. Sorvoliamo poi sul metodo con cui sono state suddivise le tappe, il cui numero addirittura varia a seconda della fonte di informazione che si consulta (secondo il sito internet del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ci sono 6 tappe, mentre sul pannello informativo all’arrivo a Vallalta – sempre realizzato dall’Ente Parco – se ne contano sette); nessuno ovviamente si prende la briga di spiegare dove si può alloggiare tra una tappa e l’altra, soprattutto parlando della prima parte del percorso.
Inoltre: davvero così tante tappe per soli 40 chilometri? Tre – quattro giorni sono la soluzione quasi obbligatoria date le specifiche dell’itinerario, avrebbe quindi più senso che la suddivisione in tappe fosse questa, a nostro modesto avviso. Si può proporre benissimo ed è fattibile così com’è, ma va spiegato per bene cosa l’escursionista va ad affrontare e possibilmente come.



La Montagna Dimenticata: perchè questa è una splendida proposta
1) Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO
Che Dolomiti si ha l’occasione di ammirare lungo La Montagna Dimenticata? Alla partenza (quella reale) ci si trova al cospetto del gruppo Moiazza-Civetta (SOIUSA: Dolomiti Agordine o Dolomiti di Zoldo, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi). Si incede quindi sull’Alta Via delle Dolomiti n.1 Braies-Belluno alla base del Gruppo del San Sebastiano (SOIUSA: Dolomiti Agordine o Dolomiti di Zoldo, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi) e quindi tra il Forte del Moschesin e la Valle del Cordevole le cime del Gruppo del Talvena (SOIUSA: Gruppo della Schiara; Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi); si transita sia per una variante che per l’altra sui versanti del Monte Celo. Durante questi passaggi si osservano inoltre: Agner, Rosetta e Pale di San Lucano (SOIUSA: Pale di San Martino, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), la Marmolada (SOIUSA E Fondazione Dolomiti UNESCO: Marmolada), Pelsa (SOIUSA: Dolomiti Agordine o Dolomiti di Zoldo, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), Cima Pramper (SOIUSA: Dolomiti di Zoldo, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), Pelmo (SOIUSA: Dolomiti di Zoldo, Gruppo del Pelmo; Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), Schiara (SOIUSA: Dolomiti Agordine o Dolomiti di Zoldo, Gruppo della Schiara; Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), tra le altre.
Oltrepassato il Cordevole si risale il Sasso di San Martino (Monti del Sole: SOIUSA Gruppo Pale di San Martino-Feruc, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi), si transita davanti al succitato Gruppo dell’Agner e Croda Granda (Pale di San Martino). Si prosegue quindi nel cuore delle Vette Feltrine fino alla zona mineraria di Vallata alla presenza del Piz di Sagron (SOIUSA: Dolomiti di Feltre e delle Pale di San Martino, Fondazione Dolomiti UNESCO: Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi).
Numerose vette settentrionali e meridionali sono visibili dalle diverse posizioni dell’itinerario.
2) Storia mineraria
L’Agordino è stato, come ben noto, il centro dell’industria mineraria più importante delle Dolomiti UNESCO: dall’epoca tardo-romana alla metà del XX Secolo si sono estratti e spesso lavorati in questi luoghi ingenti quantità di metalli (tra cui: rame, ferro, argento, oro) estratti dalle viscere delle Dolomiti e destinati a soddifare i fabbisogni di Venezia, del Tirolo ed in generale dell’Europa intera.
In Agordino le miniere hanno rappresentato per secoli la risorsa economica principale delle genti del cuore delle Dolomiti, impegnate direttamente nei lavori di estrazione o nell’indotto da esso prodotto. Se interessati alla proto-industria o più in generale alla storia delle genti delle Dolomiti, l’Agordino ha certamente molto da offrire; e proprio l’abbandono repentino di queste attività a favore della moderna industria ha permesso di conservare (o meglio, di lasciare a sé stessi) una gran quantità di testimonianze ancora facilmente individuabili. In questo senso La Montagna si rivela davvero Dimenticata, ma permette di visitare i luoghi fondamentali legati all’epoca mineraria e farsi un’idea di quello che poteva ruotarci attorno. Con La Montagna Dimenticata si ha occasione di visitare due secolari centri minerari delle Dolomiti, ovvero Val Imperina e Vallalta: due delle realtà economiche ed industriali più importanti della zona nel passato remoto e in quello più recente.
Con la possibilità di pernottare al Centro Minerario di Val Imperina alla fine della tappa 2 (nostra suddivisione) si avrebbe anche l’occasione di visitare contestualmente gli edifici ristrutturati del vecchio complesso, tra cui i Forni Fusori ed il Centro Visitatori. I due edifici sono aperti al pubblico normalmente tutti i giorni durante i mesi di luglio ed agosto e per buona parte dei mesi di settembre ed ottobre. Se ne avete la possibilità, vi consigliamo di approfondire la conoscenza di questo luogo e delle vicende umane ad esso connesse. Con l’estate 2018 dovrebbero (visti i pesanti ritardi del cantiere) essere accessibili ai visitatori anche i nuovi edifici del centro e la galleria Santa Barbara, restate collegati al nostro blog per ulteriori informazioni.
Tra Val Imperina e Vallalta si percorrono molti dei sentieri utilizzati nel passato dai Canopi (i minatori agordini) per raggiungere le due miniere; i tantissimi villaggi abbandonati che si incontrano nei boschi di queste zona sono ulteriori testimonianze storiche interessanti.
Nella zona di Vallalta sono state fatte ingenti opere di sistemazione per La Montagna Dimenticata, anche se questo sentiero salta tutta la parte dei Forni Fusori di Macatoch che sono indispensabili per comprendere le dimensioni del centro minerario. Consigliamo sempre quindi in zona di completare l’anello, recandosi dopo la visita dei tunnel di scavo alla Casina e quindi a Macatoch e California.
Contestualmente sarebbe interessante visitare anche il Museo Arecheologico e Geologico di Agordo e le Miniere del Fursil a Colle Santa Lucia (più l’annessa Strada da la Vena e il Castello di Andraz), per una panoramica più completa dell’attività mineraria in Agordino, anche se per ovvie esigenze di spostamento risulterebbe difficile praticare queste deviazioni dal sentiero. Tante altre escursioni o deviazioni si potrebbero ovviamente proporre come integrazione a La Montagna Dimenticata, ma atteniamoci all’itinerario in sé.
3) Testimonianze delle due Guerre Mondiali
In tutte e tre le tappe de La Montagna Dimenticata ci siamo imbattuti facilmente in qualche resto o testimonianza dei due più cruenti conflitti che l’Umanità abbia mai conosciuto. Non si tratta di zone interessate dalle fasi attive dei combattimenti ma ciò che si vede percorrendo La Montagna Dimenticata permette di rendersi facilmente conto dell’importanza strategica che l’Agordino ha rivestito in periodi di crisi e di guerra, da sempre confine tra Stati e crocevia tra culture diverse. Lungo La Montagna Dimenticata si incontrano: i ruderi del Forte di Moschesin (edificato dal Regno d’Italia), il Forte della Tagliata di San Martino (costruito dal Regno d’Italia sui ruderi di una fortezza medievale e poi ristrutturato dal Terzo Reich), decine e decine di gallerie, postazioni di tiro e nicchie; si percorrono per collegarli due sostanziosi tratti di strada militare realizzata con fatiche ed ingegno notevoli. Sono e rimarranno testimonianze meno rilevanti e d’impatto di quelle che si possono osservare nella parte settentrionale del territorio agordino (sul tristemente famoso fronte Marmolada-Lagazuoi), tuttavia interessanti sia per gli appassionati che, perchè no, per chi ci si imbatte per caso.
Consigliamo quindi questa proposta dell’Ente Parco ai nostri lettori? E perché no. Va considerato che si rivolge a buoni camminatori, non necessariamente super sportivi ma comunque preparati e disposti a rinunciare a qualche comodità per una bella esperienza tra storia e panorami selvaggi e naturali. Consapevoli di cosa si va incontro, La Montagna Dimenticata è una splendida avventura per giovani (ma non solo) appassionati di Dolomiti e di escursioni. Sebbene vi siano molte altre passeggiate in zona, forse anche più interessanti e rinomate dal punto di vista paesaggistico (una su tutte, la vicinissima Alta Via delle Dolomiti 1), La Montagna Dimenticata porta ad attraversare molti luoghi poco esplorati ma ricchi di cose da vedere e da scoprire. Dato il tragitto non lunghissimo, La Montagna Dimenticata è una bella idea per un weekend lungo nelle Dolomiti a spasso tra molti sistemi UNESCO; con la dovuta preparazione e aspettative concrete, è una bella esperienza da portare a casa. Cosa ne pensate di questa proposta escursionistica del Parco? Come sempre vi invitiamo ad esprimere la vostra opinione nella sezione commenti.
Quindi, se amate la montagna e le escursioni in più tappe, vi invitiamo a non perdervi La Montagna Dimenticata, sentiero tematico del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi alla scoperta di storia, tradizioni e delle Dolomiti; vi invitiamo ovviamente ad informarvi bene presso gli Uffici Turstici di competenza (contatti qui sotto) e di prepararvi ad una vera avventura decisamente “into the wild” attraverso alcuni degli angoli meno esplorati e misteriosi delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO. Infine, come sempre ricordiamo che ci sono figure professionali e qualificate (quali Guide Alpine e Accompagnatori di Media Montagna) a disposizione di chi voglia visitare le Dolomiti in tutta sicurezza (contatti qui sotto).
Grazie a tutti voi per il continuo supporto, chiudiamo qui la piccola serie dedicata a La Montagna Dimenticata. Ci vediamo al più presto con nuove storie dal Cuore delle Dolomiti – Stay tuned!
Informazioni turistiche e alloggi:
Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi
Tel. +39 0439 3328
E-mail: info@dolomitipark.it
Ufficio Turistico di Agordo
Tel. +39 0437 62105
E-mail: ufficioturistico@agordo.net
Pro Loco La Valle Agordina
Tel. 0437 63928
E-mail: prolocolavalleagordina@gmail.com
Pro Loco Gosaldo
Tel. 0437 68383
E-mail: prolocogosaldo@gmail.com
Guide Alpine e Accompagnatori di Media Montagna:
INdolomites
Tel.+39 333 7214132
E-mail: markberg@libero.it
Rifugi in Agordino
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