
Halloween al Piz Zorlet, tra Civetta e Marmolada | Escursioni in Agordino, Cuore delle Dolomiti
Era da qualche mese che accarezzavamo l’idea di salire sul Piz Zorlet dopo averci girato attorno per tutta l’estate; in particolare, in occasione della nostra visita al vicinissimo Sasso Bianco (clicca qui) avevamo avuto modo di osservare da distanza molto ridotta questo suggestivo rilievo dalla forma molto caratteristica e riconoscibile e di apprezzarne la posizione centrale che ritenevamo (a ragione) ottima per osservare le tantissime cime delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO che si trovano in Agordino e non solo. Il freddo delle scorse settimane e le prime nevicate a quote basse ci avevano però convinti a rimandare il progetto alla prossima primavera, ma il bel tempo nell’ultimo weekend di ottobre 2016, gli affascinanti colori dei boschi autunnali delle Dolomiti e le temperature decisamente estive ci hanno alla fine convinti a tentare l’ascesa a questo splendido e poco conosciuto monte agordino. In questo articolo la nostra relazione sulla splendida salita al Piz Zorlet seguita in calce da una piccola parentesi storica e culturale che gli amanti delle Dolomiti e della festa di Halloween troveranno decisamente interessante, ne siamo sicuri.

Il Piz Zorlet [Piz Zorlét] è un monte alto 2378 metri appartenente alla catena dell’Auta, gruppo della Marmolada, la celebre Regina delle Dolomiti (classificazione Dolomiti UNESCO: Sistema numero 2 Gruppo della Marmolada, classificazione SOIUSA: Gruppo della Marmolada, sottogruppo: catena dell’Auta) che sovrasta i Comuni di San Tomaso Agordino, Rocca Pietore e di Vallada Agordina; come molte altre cime del gruppo della Marmolada, il Piz Zorlet presenta una geologia molto variegata e composta simultaneamente da rocce di origine vulcanica, calcari e dolomia. Una serie di fattori ha attirato la nostra attenzione su questa bella montagna agordina: innanzitutto la posizione centrale che ipotizzavamo permettesse di scrutare l’orizzonte a 360° su tutto l’Agordino (Conca Agordina, Val Biois, Alto Agordino); poi la forma particolare della montagna, un dente lavico che si staglia imponente come un gigantesco ventaglio; infine, la scarsa frequentazione della cima e le poche informazioni disponibili online sui sentieri per raggiungerla che conferiscono a questo rilievo un tocco avventuroso ed originale. In una splendida e calda giornata di fine ottobre raggiungiamo la frazione di Canacede nel bellissimo Comune di San Tomaso Agordino con l’intento di raggiungere la vetta del Piz Zorlet.
Parcheggiamo quindi a Canacede, la frazione più alta del Comune di San Tomaso Agordino (1367 metri) e stazione di partenza della ormai famosa Zipline San Tomaso, la zipline più alta delle Dolomiti; nella piccola piazzetta della frazione troviamo subito le indicazioni per il Piz Zorlet sui segnavia di un pratico pannello informativo e risaliamo la frazione lungo la via principale ammirandone il panorama spettacolare su Pelsa e Civetta e gli splendidi rustici tra cui molti tabià, i tipici fienili delle Dolomiti. Ci affidiamo da subito più sulle indicazioni che troviamo in loco che sulle mappe che portiamo con noi: sulle nostre cartine infatti la salita al Piz Zorlet non è molto chiara (sono indicati in varie mappe una serie di sentieri CAI che ci girano attorno, e alcuni altri sentieri che risalgono le pendici ma che troviamo diversi in ogni mappa), mentre appena arrivati a Canacede e lungo tutto il tragitto non è difficile scorgere i segnavia locali che indicano la direzione. Sinceramente stupiti ma molto soddisfatti dalla completezza delle indicazioni che troviamo in loco per raggiungere il Piz Zorlet, ci addentriamo negli splendidi boschi di San Tomaso alle falde della catena della Marmolada, godendoci la vista degli straordinari colori autunnali.
Partiamo particolarmente spavaldi in quanto convinti che le dimensioni ridotte del Piz Zorlet (“solo” 2378 metri, quindi circa un chilometro di dislivello da Canacede) siano una facile passeggiata per noi rispetto ad altri itinerari già affrontati; in realtà però, come nel caso delle nostre visite ai Monti del Sole, la dimensione rivela la sua importanza relativa nel complesso dei fattori che determinano il grado di difficoltà di un’escursione in montagna e la nostra supposizione iniziale si rivela subito errata. La caratteristica più evidente dell’itinerario che sale al Piz Zorlet da Canacede, come abbiamo modo di riscontrare immediatamente dopo la partenza, è infatti la sua eccezionale verticalità: il sentiero, sempre ben segnalato come si è detto, si inerpica sulle pendici del Piz Zorlet seguendo un andamento tendenzialmente rettilineo e risultando quindi abbastanza impegnativo già nelle prime fasi e diventando estenuante man mano che ci si avvicina alla cima. Sicuramente possiamo dire che la salita al Piz Zorlet lungo questo itinerario è consigliata ai soli escursionisti più allenati e che non temano lunghe e ripide salite; come sempre vi consigliamo di farvi accompagnare da guide qualificate e professionali se non siete sicuri al 100% delle vostre capacità.
Per l’ennesima volta, anche in questo itinerario ci imbattiamo nei tristi cartelli dell’Alta Via dei Pastori, ancora incompleti malgrado il progetto sia stato dichiarato concluso nel 2013; ecco l’esempio perfetto di come anche una splendida idea, se realizzata frettolosamente e superficialmente (e pubblicizzata malamente), possa risultare un fiasco completo, quando sappiamo tutti benissimo che potenzialità enormi celi invece questa proposta culturale ed escursionistica molto valida. Auspichiamo che a breve i nostri amministratori della Val Biois e di San Tomaso abbiano l’accortezza di portare a conclusione il progetto e di iniziare finalmente a valorizzare un itinerario fantastico che si aggiungerebbe di diritto alle famose Alte Vie delle Dolomiti.
La giornata veramente calda ci permette di affrontare la salita al Piz Zorlet in maniche corte, sia dentro che fuori dal bosco; ormai alla fine di ottobre, il bosco esprime al meglio le sue tinte autunnali regalandoci spettacolari vedute e scorci molto suggestivi. Durante la salita, a tratti fanno capolino tra gli alberi le cime delle Pale di San Martino ed il Civetta, sempre più imponente dietro di noi.
Seguiamo sempre le indicazioni che ci si parano davanti e che sono eccezionalmente chiare e ben visibili, cosa che non sempre è scontata; fuori dal bosco affrontiamo alcuni tratti di salita ripidissima (e che richiedono peraltro molta attenzione), guadagnando quota velocemente e godendoci nuove porzioni di panorama su Pelmo e Civetta da un lato, sul canale del Cordevole e la Conca Agordina nel mezzo e sulla Val Biois dall’altro. Questo tratto è lungo ed impegnativo e decisamente non è adatto a chiunque; la salita al Piz Zorlet è dura e richiede pratica di escursioni in montagna, concentrazione e resistenza. Le nostre fatiche sono però ripagate non appena raggiungiamo un ampio pianoro sul valico che dà verso la Val Pettorina; qui, oltre al Pelmo ed al Civetta, ammiriamo buona parte delle vette di Cortina d’Ampezzo e del Cadore, il Sasso Bianco veramente molto vicino, il Migogn e parte della Valle di Fodom, alcune vette della catena dell’Auta. Pranziamo in questo luogo spettacolare prima di affrontare l’ultima estenuante salita che ci separa dalla vetta del Piz Zorlet.
Stringiamo i denti e risaliamo un costone erboso veramente molto inclinato; man mano che saliamo però, il panorama che si fa sempre più ricco di cime delle Dolomiti ci motiva a proseguire. A nord spuntano le monolitiche pareti meridionali della Regina delle Dolomiti, la Marmolada, oltre che al Sella ed ai rilievi dell’Alto Adige e dell’Austria; giunti infine alla cima del Piz Zorlet, la vista è libera di spaziare a 360° sulla quasi totalità dei sistemi dolomitici.
Spettacolare la vista sul gruppo della Marmolada, con le Cime d’Auta che dominano sulla Val Biois e la parete sud della Marmolada a picco su Rocca Pietore; dietro invece un maestoso Civetta affiancato dal Pelmo, nonché la prospettiva unica sulla Conca Agordina ci regalano forti emozioni. Il paesaggio lunare del Piz Zorlet e le tinte autunnali conferiscono a questo luogo un aspetto ancora più strano ed affascinante; molto soddisfatti dopo la grande fatica e pienamente appagati dal panorama, ci godiamo la vista prima di rimboccare il sentiero dell’andata alla volta di Canacede.
Nel complesso, la nostra gita al Piz Zorlet si è rivelata un’esperienza molto positiva: innanzitutto per le bellissime vedute dalla cima e dal sentiero di avvicinamento; poi per la facilità nel trovare le indicazioni per la cima, per le quali ringraziamo chi si occupa della manutenzione del sentiero; ancora, per l’originalità della passeggiata, poco frequentata ma che merita decisamente una visita se siete amanti delle escursioni nelle Dolomiti UNESCO. Infine, per la fatica richiesta che ci ha permesso di goderci ancora di più la conquista della cima. Si tratta comunque, è bene che lo teniate a mente, di un itinerario molto impegnativo ed a tratti anche pericoloso, per il quale consigliamo ancora una volta la presenza di una Guida Alpina se non siete sicuri delle vostre capacità. Gli Uffici Turistici della zona (contatti in calce) possono inoltre fornirvi informazioni aggiuntive su questo percorso e su altri itinerari di San Tomaso Agordino e dintorni. Da parte nostra, ci ripromettiamo di tornare il prima possibile ad esplorare le cime dello splendido gruppo della Marmolada nel Cuore delle Dolomiti, l’Agordino.
Come promesso all’inizio dell’articolo, oggi apriamo una piccola parentesi su un argomento molto interessante che sicuramente gradiranno sia gli amanti della cultura e delle tradizione delle Dolomiti, sia i fan della divertente festa di Halloween che sta prendendo sempre più piede anche in Italia.
Un paio di giorni fa ci siamo imbattuti per caso in un articolo molto interessante del Corriere delle Alpi datato 31 ottobre 2000 dal titolo “La Zucca Venuta dal Freddo“; nell’articolo in questione, firmato Vittorio Doro, viene presentato uno studio dell’Associazione Filologica Friulana condotto tra il 1990 ed il 1995 e presentato ufficialmente alla Edit-Expo di Pordenone nel 1994 che mette in relazione alcune antiche tradizioni alto bellunesi e friulane del periodo di San Martino con la festa di Halloween, scoprendo qualcosa di veramente incredibile: la consuetudine di intagliare le zucche in autunno, tipica di molte zone del Bellunese (soprattutto del Cadore, ma anche dell’Agordino) e del Friuli fino alla Slovenia, non sarebbe semplicemente simile alla ormai celebre festa delle zucche anglosassoni, ma ne sarebbe addirittura l’archetipo; a quanto sembra, la festa di Halloween sarebbe stata esportata in Irlanda nel 17° Secolo proprio da famiglie friulane provenienti dalla Carnia che, insediatesi nell’isola ed integratesi con la popolazione locale, avrebbero insegnato agli irlandesi questo particolarissimo rito autunnale. A supporto della tesi, l’Associazione Filologica Friulana ha individuato le famiglie friulane che emigrarono in Irlanda nel ‘600 rintracciandole negli archivi storici; la massiccia emigrazione dall’Irlanda agli Stati Uniti avrebbe infine determinato la diffusione ed il successo di una festa nata quindi tra i passi delle Dolomiti meridionali e la Slovenia. Interessante, no?
Che si creda o meno alla conclusione individuata da questo studio, resta il fatto che dell’intaglio delle zucche in Agordino siamo stati testimoni diretti anche noi giovani; le nostre nonne infatti, molto ligie ai severi dettami del cattolicesimo e sicuramente non molto esperte della festa anglosassone di Jack O’Lantern, da piccoli ci facevano integliare le zucche nel periodo compreso tra la fine del mese di ottobre e la festività di San Martino (11 novembre). Se provate a chiedere alla generazione dei nostri genitori, anche loro vi confermeranno che anni prima della diffusione in Italia della festa anglosassone di Halloween, da noi in Agordino si intagliavano le zucche, si poneva un cero all’interno e le si posizionava sul davanzale. In Centro Cadore, le zucche intagliate erano addirittura le protagoniste di una festa contadina di carattere pagano: verso la fine della stagione del raccolto, le zucche venivano intagliate, illuminate all’interno con una candela e poste sui davanzali. Nel mezzo della notte, i giovani maschi delle famiglie cadorine indossavano un drappo bianco che copriva tutto il corpo e ponevano le stesse zucche intagliate sul capo; a questo punto, così camuffati, scendavano nei campi e correvano tra il raccolto urlando a squarciagola per ingraziarsi gli spiriti e per proteggere il raccolto, compiendo diversi giri delle proprietà. Al termine della corsa, si ritrovavano in gruppi per festeggiare e mangiare focacce e bere vino. E se Halloween fosse davvero nato proprio qui da noi?
Informazioni:
Pro Loco San Tomaso
Tel. 0437 598390
proloco.santomasoagordino@gmail.com