Splendidi panorami dolomitici, la frana del Lago di Alleghe e i Turchi di Bramezza: una giornata a San Tomaso Agordino e Rocca Pietore | Dolomiti UNESCO
Da qualche giorno ci stavamo interrogando su quali fossero i punti panoramici migliori per osservare al meglio le tantissime cime delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO presenti nel territorio agordino (e non solo): l’obiettivo era naturalmente quello di poter dare un suggerimento concreto ai moltissimi visitatori della nostra zona interessati ad ammirare in quota le moli maestose dei Monti Pallidi in Agordino, il Cuore delle Dolomiti. Dopo aver selezionato alcune delle mete che, a nostro modesto avviso, rappresentano degli ottimi punti d’osservazione (raggiungibili con facili escursioni ovviamente, niente scalate e niente vie ferrate), alcune coincidenze temporali e geografiche ci hanno spinto verso la scelta di Cima Sasso Bianco, un suggestivo rilievo (gruppo delle Marmolada, 2° Sistema Dolomiti UNESCO riconosciuto e tutelato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO) collocato tra i Comuni agordini di San Tomaso Agordino e Rocca Pietore; con questa bella passeggiata si ha infatti l’occasione di ammirare lo straordinario panorama sulla quasi totalità dei gruppi dolomitici da Cima Sasso Bianco, formidabile terrazzo naturale nel cuore delle Dolomiti; visitare da vicino la spaventosa frana del Monte Piz, evento che nel 1771 originò il Lago di Alleghe; attraversare la sperduta frazione di Bramezza nella quale si dice abitassero i Turchi prigionieri della Serenissima Repubblica di Venezia: tanta carne al fuoco quindi questa settimana, questo il racconto della nostra escursione nel cuore delle Dolomiti.
La partenza della nostra escursione è la bellissima e panoramica frazione di Caracoi Cimai (Comune di Rocca Pietore), 1364 metri d’altitudine, un piccolo ma grazioso abitato delle Dolomiti UNESCO al quale si accede tramite una stretta stradina asfaltata che si intercetta dalla SR 203 all’altezza di Santa Maria delle Grazie, tra Alleghe e Caprile; dopo aver superato la frazione di Caracoi Agoin, si sale ancora seguendo la strada per qualche chilometro fino alla piccola piazzetta di Caracoi Cimai, dove ci sono alcuni parcheggi liberi a disposizione. Dopo aver posteggiato la macchina, percorriamo per un brevissimo tratto a ritroso la strada che ci ha condotto alla frazione di Caracoi Cimai fino ad incrociare i primi segnavia per Cima Sasso Bianco, ben visibili dopo pochi metri. Ci inerpichiamo quindi su un sentiero marcatamente pendente che sale velocemente in quota attraversando un fitto bosco di larici; già dopo pochi metri dall’attacco del sentiero, qualche spiazzo sgombero da alberi nella foresta ci lascia intravedere il magnifico panorama sulla Val Fiorentina e sulla Valle di Fodom, coronate dalle Dolomiti Patrimonio UNESCO.
Il sentiero prosegue salendo costantemente in quota, a volte con pendenza meno marcata, a volte con qualche strappo, sempre comunque sopportabile; all’altezza dei bivi più importanti, il sentiero per Cima Sasso Bianco è sempre ben segnalato, sicchè non si corre mai il rischio di sbagliare strada. Moltissimi i rustici in legno costruiti con la tecnica del Blockbau, tipica delle Dolomiti, che si ammirano su questo itinerario, sia integri che ormai abbandonati da anni; molte anche le persone che incontriamo, intente nel weekend a prendersi cura del territorio falciando l’erba ed abbattendo la boscaglia in continua espansione.
Dopo l’ultimo tratto di bosco (questo si invece in leggero stato di abbandono) incontriamo il bivio principale della nostra passeggiata: da un lato il sentiero che ci conduce al Rifugio Sasso Bianco, Bramezza e quindi ci riporta al fondovalle; dall’altro la stradina che ci porta a Cima Sasso Bianco, che prendiamo. Da subito il panorama si apre su meravigliosi prati alpini e declivi dal morbido profilo, mentre all’orizzonte dominano alti e superbi i monolitici profili delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO: dapprima i rilievi della sinistra della Valle del Cordevole e dopo poco anche quelli posti alla destra: protagonista del paesaggio durante l’ascensione è sempre e comunque il maestoso anfiteatro dolomitico del Civetta, che ci voltiamo spesso e volentieri ad ammirare.
Il tratto in quota del sentiero è veramente ben segnalato, ci limitiamo a seguirlo passivamente gustandoci la vista delle valli agordine e delle loro montagne: prossimi ormai a Cima Sasso Bianco, incontriamo anche una splendida femmina di stambecco che ci guarda con curiosità dalla sommità di una torre rocciosa.
Giunti ai 2400 metri d’altitudine di Cima Sasso Bianco, ecco quello che ci si troviamo davanti: a sud il Civetta, enorme e magnifico, e la Valle del Cordevole verso la Conca Agordina, con i Comuni di San Tomaso Agordino e Cencenighe Agordino nel fondovalle e le cime del Pelsa, delle Pale di San Lucano e dell’Agner (Sistema Pale di San Martino, San Lucano, Vette Feltrine e Dolomiti Bellunesi, 3° Sistema Dolomiti UNESCO riconosciuto e tutelato dalla Fondazione Dolomiti UNESCO) nascosto dietro queste ultime; ad ovest la Val Biois con Cima Pape, l’Altopiano delle Pale, il Piz Zorlet, le Cime d’Auta; a nord la impressionante parete sud della Marmolada e poi il gruppo delle Dolomiti Settentrionali con il Sella, il Sassolungo che si intravede dietro quest’ultima cima, la Valle di Fodom con il Col di Lana, Settsass, Piz Boè, Sass de Stria; ancora Lagazuoi, Averau, Nuvolau, Croda da Lago, Tofane ed infine il bellissimo Pelmo: una straordinaria visuale a 360° su tutte le principali cime delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO, un panorama unico e mozzafiato alla portata di qualsiasi escursionista con un minimo di allenamento.
Dopo il pranzo, gustato sulla cima alla vista dei Monti Pallidi, ritorniamo sui nostri passi scendendo lungo i marcati declivi del Sasso Bianco e ritorniamo dopo pochissimo al bivio per il Rifugio Sasso Bianco e Bramezza, direzione che seguiamo; da notare che la segnaletica in questa zona è tutta nuovissima, un plauso a chi se ne è occupato.
Dopo aver superato la meravigliosa località di Tabiai de Ciamp e Forca sempre con il Civetta davanti ci dirigiamo verso la frana del Piz, ovvero il versante del Monte Piz che, collassando a valle nel gennaio e nel maggio del 1771, generò il Lago di Alleghe come lo conosciamo oggi. Durante l’avvicinamento notiamo che il sentiero si fa via via più definitoe larfo e che è dotato di corrimano in legno, risultato di recentissimi lavori di sistemazione; quando poi raggiungiamo il punto dal quale osservare la Frana del Piz, notiamo anche un pannello informativo, purtroppo ancora vuoto, e un tavolino da picnic; una splendida area di osservazione, forse sconosciuta ai più ma decisamente molto bella ed interessante dal punto di vista storico e geologico. Osservando il versante crollato del Monte Piz, è facile anche ad occhio nudo comprendere l’enormità della frana che si abbattè su Alleghe oltre due secoli e mezzo or sono, uccidendo all’istante 49 persone e seppellendo per sempre diversi abitati di Alleghe. Essendo la zona ancora piuttosto instabile e soggetta a piccoli movimenti (senza per questo costituire effettivo pericolo per gli abitanti di Alleghe), la zona dello smottamento è facile da indivduare e molto impressionante da osservare.
Dopo aver lasciato la zona di osservazione della Frana del Piz scendiamo utilizzando il ripidissimo sentiero che scende verso Casera Bur, che incontriamo dopo poco; durante la discesa scorgiamo in basso Bramezza, la nostra prossima meta, e Caracoi Cimai, luogo di partenza e di arrivo della nostra gita. A Casera Bur prosegiamo nel bosco per qualche chilometro fino a raggiungere la frazione semi-abbandonata di Bramezza, adagiata su uno splendido colle con vista sul Lago di Alleghe e sul Civetta.
Stando a quanto si racconta (tesi non avvalorata da dati storici), Bramezza sarebbe stato uno dei luoghi di detenzione in cui la Serenissima avrebbe insediato i prigionieri turchi a partire dalla Battaglia di Lepanto; sempre secondo queste voci, a questo fatto si dovrebbero le stranissime scelte architettoniche visibili su alcuni rustici ed abitazioni originali della frazione e le caratteristiche somatiche dei vecchi abitanti di Bramezza, di carnagione leggermente olivastra e di capelli scuri (anche questa voce non è supportata da dati scientifici). Ad ulteriore sostegno di questa tesi, viene spesso citata la strana somiglianza tra il toponimo “Caracoi” e “kara köy”, ovvero “Villaggio Nero” in lingua turca. A questo punto, per nostra sfortuna, si presenta un breve ma piuttosto fastidioso temporale che non ci lascia il tempo di esplorare la frazione come merita; di tutta fretta ripariamo nel bosco alla volta della frazione di Caracoi Cimai. Ci ripromettiamo ovviamente di tornare il prima possibile a Bramezza per finire di fotografare questa splendida e particolare frazione.
L’ultima ora della nostra escursione la passiamo in salita percorrendo la distanza che separa Bramezza da Caracoi Cimai; le due frazioni sembrano molto vicine se guardate dall’alto ma risultano in realtà separate da un bel tratto di sentiero. Nei boschi della zona ancora moltissimi rustici e segnaletica sempre in buono stato. Raggiungiamo alla fine della salita il bivio incrociato durante la prima mezz’ora di escursione e cominciamo quindi a scendere alla volta di Caracoi Cimai, che raggiungiamo dopo mezz’oretta.
Nel complesso abbiamo impiegato circa sei ore e mezza per completare questa escursione, sempre con molta calma e dandoci il tempo di ammirare per bene il panorama: un’escursione decisamente alla portata di ogni buon camminatore con un livello medio di allenamento, molto appagante dal punto di vista del paesaggio e con qualche interessante spunto storico e culturale: assolutamente consigliata! Ricordate che, nel caso vi servissero maggiori informazioni su questa splendida escursione nelle Dolomiti UNESCO, gli Uffici Turistici della zona sono a vostra completa disposizione (vedi contatti sotto) – Vi aspettiamo qui in Agordino, il Cuore delle Dolomiti!
Informazioni:
Pro Loco San Tomaso Agordino
Tel. 0437 598390
E-mail: proloco.santomasoagordino@gmail.com
COT Marmolada
Tel. 0437 722277
E-mail: info@marmolada.com
Se sont des paysages magnifiques, j’y ai fais de l’escalade et du parapente. Les gens du coin sont accueillants, sympathiques…
Bonjour Jean, merci beaucoup pour votre gentil commentaire!!
Merci et revenez nous visiter!!
L’equipé de agordinodolomiti.it