Dal Cuore delle Dolomiti
Ritorno al Centro Minerario di Vallalta - Parte 2 | Sulle tracce del passato minerario dell'Agordino  | Gosaldo | Dolomiti UNESCO
Ritorno al Centro Minerario di Vallalta - Parte 2 | Sulle tracce del passato minerario dell'Agordino | Gosaldo | Dolomiti UNESCO

Ritorno al Centro Minerario di Vallalta - Parte 2 | Sulle tracce del passato minerario dell'Agordino | Gosaldo | Dolomiti UNESCO

agordinodolomiti.it

Ritorno al Centro Minerario di Vallalta, tra fascino storico e oblio

Gosaldo, Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO

In un precedente articolo (clicca qui) avevamo fatto una visita improvvisata alla zona delle Miniere di Vallalta ed alla frazione abbandonata di California, nel Comune agordino di Gosaldo; in quell’occasione avevamo scoperto, non senza sorpresa, quanto ricca di attrazioni legate al passato minerario della Valle del Mis fosse la zona delle Miniere di Vallalta. Di rimando, con grande rammarico, avevamo altresì dovuto constatare il grave stato di abbandono in cui versava questo inestimabile patrimonio storico agordino; nella selva che si estende dal ponte di Titele fino alla base dei Monti del Sole a dominare incontrastata è la natura che, lasciata incolta dopo la chiusura del Centro Minerario di Vallalta e l’abbandono degli abitati della zona in conseguenza della drammatica Alluvione del 1966, si è ripresa il territorio. In quell’occasione, potendo contare soltanto sulle scarse risorse reperite in rete ma rincuorati dall’eco di recenti lavori di sistemazione nell’area, eravamo riusciti ad addentrarci nella fitta ed a tratti impervia zona boschiva seguendo delle chiare indicazioni di colore blu e rosso disseminate lungo il bosco; scarsissimi sono infatti i cartelli del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi (in cui la zona è in buona parte compresa), sia all’accesso dell’area al ponte di Titele (gravissima mancanza da parte delle istituzioni) che nell’area stessa; e sebbene nella zona transitino alcuni tra i più noti itinerari dell’Agordino e non solo (Alta Via Tilman, Sentiero Tematico La Montagna Dimenticata, Alta Via delle Dolomiti n. 2, solo per citarne alcuni), le opere realizzate per mano pubblica suscitano qualche domanda sull’effettivo miglioramento della fruibilità del sito, come abbiamo visto nel precedente e come avremo modo di vedere in questo articolo. Eternamente grati con chi aveva posizionato i cartelli segnavia e piazzato le indicazioni lungo gli itinerari, li avevamo invitati a contattarci per sapere chi fossero e per ringraziarli di persona per il lavoro svolto; avevamo, a ragione, ipotizzato che l’opera fosse il frutto di una iniziativa privata, e la cura ad essa dedicata ci suggeriva che gli autori fossero persone del luogo che sinceramente e disinteressatamente tenevano alla conservazione e valorizzazione del passato ed alla propria valle; persone altruiste ed intraprendenti che avevamo proprio desiderio di conscere. Dopo qualche mese siamo stati contattati da due fratelli di Gosaldo, Vincenzo detto Cencio e Renato Chenet, che ci ringraziavano per l’interessamento alla loro opera, correggevano alcuni nostri errori di toponomastica (poi aggiornati nell’articolo) ma soprattutto che ci invitavano a visitare tutto il percorso insieme a loro ed alle loro famiglie, i cui membri sono tutti impegnati nei lavori. Scoprire una zona selvaggia e dal passato affascinante in compagnia di persone che conoscono questo luogo da tutta la vita: un’occasione imperdibile per noi di agordinodolomiti.it. In quest’articolo il resoconto del nostro tour delle Miniere di Vallalta in compagnia della splendida famiglia Chenet.

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Tregua in una settimana decisamente invernale: da lunedì a venerdì la temperatura è scesa notevolmente e la prima neve ha imbiancato le vette delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO, anche in territorio agordino, cuore delle Dolomiti. Freddo e maltempo hanno però lasciato spazio a due splendide giornate autunnali il sabato e la domenica, con cielo pressoché limpido e tepore nelle ore del giorno. Appuntamento con Renato e Cencio presso il nuovo parcheggio nelle vicinanze di California, esattamente da dove eravamo partiti la volta scorsa; finalmente abbiamo modo di conoscerci di persona dopo un lungo carteggio estivo e scambiare qualche battuta prima di procedere con il nostro tour guidato nel cuore della foresta. Li accompagnano Mara, figlia di Cencio, giovane ma con notevole conoscenza storica e geografica del luogo, e Luigina, moglie di Cencio.

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Quando chiedi loro perchè investono il proprio tempo libero nell’infinita lotta contro la foresta e l’abbandono dell’area, i fratelli Chenet sorridono e rispondono: -“come passatempo”- oppure -“per non andare al bar”-, con la modestia che caratterizza le persone sagge, modeste e pacate; in realtà è evidente come soltanto mantenere aperti e fruibili i sentieri che si estendono sulla sponda sinistra del Mis, completamente abbandonata dall’ente parco e dal Comune, sia un lavoro di notevole impegno e che richieda costante manodopera e dedizione (oltre che fondi, al momento versati in maggior parte dalla famiglia Chenet ed in piccola parte provenienti da donazioni del gruppo ANA Gosaldo); i fratelli Chenet, sempre disposti a prediligere la linea collaborativa rispetto a quella polemica, non si lasciano andare a critiche eccessive nei confronti dell’amministrazione pubblica sul mantenimento della zona, quanto piuttosto a qualche giusta osservazione sui lavori effettuati o meno, ma a noi viene da chiederci se l’Ente Parco o il Sindaco abbiano mai visitato questa parte del Centro Minerario, anche se è evidente che non l’hanno mai fatto. Se questi signori avessero speso del tempo per attraversare la fitta boscaglia che sta ingoiando i forni fusori di Macatoch, avrebbero certamente avuto modo di apprezzare l’opera della famiglia Chenet, unico faro per orientarsi in un mare di vegetazione ed abbandono che qui è assoluto, malgrado il grandissimo potenziale turistico dell’area.

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All’inizio percorriamo la strada fatta in occasione della nostra prima visita, beneficiando però stavolta dell’esperienza e conoscenza dell’area dei fratelli Chenet che ci fanno da ciceroni e che si rivela da subito fondamentale; scopriamo così l’ubicazione di un tunnel di ricerca risalente al primissimo Dopoguerra in prossimità della località Pian de le Loppe (causa portata del fiume non visitabile in questa giornata, ma torneremo di sicuro) e riceviamo da subito moltissime informazioni interessanti sul passato minerario della zona, ottimi spunti per ulteriori ricerche storiche e geografiche e probabilmente per altri articoli. In località Le Loppe notiamo come questa estate il gruppo ARCA sia andato avanti con la campagna di scavi archeologici sull’antico complesso metallurgico rispetto alla nostra precedente visita; complimenti anche a loro per la cura e l’interesse rivolto alla zona, ed i migliori auguri per il prosequo della campagna archeologica. Rammarica comunque che gli scavi siano ancora una volta risultato dell’iniziativa privata e non della mano pubblica che pure avrebbe interesse nella giusta valorizzazione del complesso.

Scavo ARCA
Scavo ARCA a Pian de le Loppe

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Raggiungiamo i Forni Fusori di Macatoch utilizzando i sentieri e le passerelle costruite dalla famiglia Chenet e dal cugino, Vincenzo anche lui , senza delle quali avremmo dovuto più volte guadare il Mis ed inerpicarci in zona piuttosto scomode; scopriamo tramite loro la funizione di alcune delle stanze dell’imponente complesso di Macatoch (stalle, bar, magazzini) e la posizione delle vecchie vie di comunicazione che collegavamo Macatoch con l’esterno (notevole deve essere stata quella che attraversava il Mis utilizzando come supporto un’enorme masso ancora presente). Apprendiamo dell’esistenza di una sezione nota come la “cernita” [thérnita] nella quale veniva smistato il minerale subito dopo l’estrazione ed il trasporto. Temi affascinanti che meriterebbero di essere noti a tutti i potenziali visitatori dell’area e valorizzati.

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Visitiamo poi ancora la frazione di Macatoch, collocata poco più a monte dei forni fusori; si tratta di un’antico nucleo abitativo costruito dai dipendenti del complesso minerario, e nella zona ce ne sono diversi che il bosco sta inglobando. Qui invece, grazie al lavoro della famiglia Chenet e del cugino, originario della frazione di Le Ai poco più a monte, il bosco riceve quella cura che gli è stata dedicata per secoli dall’uomo e che lo strappa all’abbandono più selvaggio.

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Poco sotto Macatoch sulla riva del Mis la famiglia Chenet ci mostra la presenza di un antico cippo di confine Italia-Austria riemerso nel 1993 dal fiume a seguito di una piena. Il cippo, del quale gli avi dei Chenet non erano a conoscenza, su cui si legge chiaramente “Cippo di Confine Sostituito Anno 1892“, è riverso capovolto nel letto del fiume, ma anni di immersione non sono riusciti incredibilmente a cancellare del tutto il colore rosso presente nelle lettere. Per il cippo, dato l’alto valore storico del reperto, auspichiamo che qualche politico si prenda a cuore il recupero e che ne finanzi quantomeno l’opera di raddrizzamento ed un’adeguata valorizzazione.

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Raggiungiamo poi il ponte sul Mis e l’altro confine Italia-Austria sulla sponda opposta, come nella precedente visita (trovando peraltro nuovi cartelli installati dai Chenet); qui i fratelli ci informano che ci troviamo all’interno del cosiddetto “triangolo“, ovvero di una zona compresa fra il corso del Mis e del Pezzea che appartiene alla Provincia di Trento (quindi al Trentino). Data la presenza di cinabro nella zona di Vallalta infatti, nel corso dei secoli l’Austria si è riservata una porzione della zona di scavo tratteggiando il confine Italia – Austria non sulla cima delle creste delle Dolomiti, com’era consuetudine, ma seguendo i due fiumi che scendono da queste e che formano appunto questo “triangolo”.

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La zona del confine Italia – Austria era inoltre un’importante fonte di legname per utilizzo commerciale, ancora ricordata nel toponimo “Pian de la Sièga” [Piano della Segheria] riportato su un cartello installato dai fratelli; in questa zona fu selezionato ad esempio il legname di noce per la chiesa nuova di Gosaldo (1867), poi lavorato dal prete falegname Don Mosè Selle. Il cugino dei fratelli Chenet, il signor Vincenzo (detto anche lui Cencio), che troviamo per caso poco più avanti sulla strada verso la Casina, ci fornisce molti altri dettagli sul prelievo di legname operato in questa zona in passato e sulle possibilità di miglioramento della fruizione dell’area che deriverebbero dal rifacimento dell’antica strada sulla sponda sinistra del Mis.

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Dopo aver salutato il signor Vincenzo, risaliamo verso la Casina, antica sede amministrativa della parte austriaca delle miniere, seguendo il sentiero che si para davanti a noi e, raggiunta la Casina (punto di arrivo della nostra precedente visita), scendiamo a valle verso gli imbocchi della miniere, visibili anche da monte.

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E qui si avverte appieno il paradosso dei confini, linee di demarcazione tracciate dall’uomo per motivi economici che mal si adattano alla conformazione naturale della zona: dei tre imbocchi delle miniere che scorgiamo al fondovalle, dispiegati su una distanza veramente ridotta, due (O’Connor e Vallalta) si trovavano in Italia e sono quindi oggi inclusi nel Comune di Gosaldo in Agordino (Provincia di Belluno), mentre uno, il tunnel Terrabugio, separato dagli altri due dal corso del Pezzea, apparteneva all’Austria e si trova oggi nel Comune di Sagron Mis nella Provincia Autonoma di Trento. Durante il mese di agosto 2016, con fondi pubblici interregionali sono stati realizzati in questo luogo imponenti lavori: sono stati posizionati opulenti ponti in larice rosso, il maggiore dei quali è sostenuto da un’intelaiatura in acciaio trasportata in questo luogo addirittura con un elicottero (!!!); la zona è poi stata oggetto di movimento terra per migliorare l’accesso alla cava trentina; nei pressi della galleria bellunese O’Connor è stata posizionata un’area picnic con 2 tavoli.

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La portata dei lavori, che sicuramente ha richiesto qualche centinaio di migliaia di euro, lascia veramente perplessi; innanzitutto, perchè spendere tanti soldi per realizzare ponti così pomposi se la parte sinistra del Mis è a malapena attraversabile, e questo grazie esclusivamente a mano privata? Perchè non realizzare ponti più economici, magari impiegando manodopera della zona, e non destinare una parte dei fondi per la sistemazione della strada che collega California al Centro Minerario di Macatoch? In secondo luogo, perchè per la miniera trentina è stata fatta un’opera di sistemazione del suolo all’accesso, mentre il pozzo O’Connor giace mezzo sepolto ed allagato (domanda da rivolgere più ai nostri amministratori che a quelli trentini)? Ed inoltre: perchè l’area picnic nei pressi del pozzo O’Connor ha un aspetto così trasandato e miserevole sebbene installata da pochi mesi? Constatare l’entità di queste opere dopo aver attraversato la selva da California alla Casina ci da l’impressione di trovarci di fronte all’ennesima, proverbiale cattedrale nel deserto; e contenendo i costi dei lavori, si poteva veramente rendere più accessibile la zona a vantaggio sia dell’Agordino che del Trentino. Lasciamo comunque le dovute riflessioni in merito ai nostri lettori.

Miniere di Vallalta

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Ci lasciamo alle spalle la zona delle Miniere di Vallalta per proseguire sulla sponda opposta, lungo il ben noto itinerario La Montagna Dimenticata, in direzione contraria al senso di marcia dell’itinerario tematico del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Qui osserviamo una geologia completamente diversa dall’andata, ed anche il bosco si presenta in una veste più ariosa; buona cosa per noi percorrere questa parte de La Montagna Dimenticata, il tratto finale nella fattispecie, in previsione di un maxi articolo che seguirà appena possibile.

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Raggiungiamo dapprima il Casin, vecchia abitazione rurale collocata in un ampio pianoro con vista straordinaria sulla Croda Granda, sempre a ritroso sul sentiero La Montagna Dimenticata, e poco più oltre, i ruderi di un ricovero demaniale; il Casin, sicuramente più vecchio, versa in condizioni decisamente migliori del ricovero, ristrutturato invece negli anni ’80.

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Il Casin

Miniere di Vallalta Gosaldo Dolomiti

Ciò che resta del ricovero demaniale ristrutturato negli anni '80
Ciò che resta del ricovero demaniale ristrutturato negli anni ’80

Rabbrividiamo al pensiero che anche i ponti delle Miniere di Vallalta potrebbero tra pochi decenni presentarsi in questo stato indecoroso se non adeguatamente curati, costituendo in quel caso uno spreco totale e gravissimo; l’auspicio è ovviamente che le amministrazioni si interessino maggiormente al bene che viene dato loro temporaneamente in consegna e che decidano di sostenerlo e valorizzarlo con un’opera di manutenzione adeguata da un lato e di decisa promozione turistica dall’altro. Come abbiamo avuto modo di constatare conoscendo la famiglia Chenet, c’è possibilità di fare grandi cose anche senza spendere cifre esorbitanti per quanto riguarda la manodopera. Come possiamo testimoniare noi di agordinodolomiti.it invece, si possono fare bei siti spendendo poco, soprattutto quando si è convinti di pubblicizzare qualcosa di importante e di valore.

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Se percorrete La Montagna Dimenticata a ritroso come abbiamo fatto noi, vi imbatterete in una frana che ha portato a valle il sentiero originale. Lo smottamento è poi stato oggetto di opere di sistemazione, ma l’itinerario è stato deviato leggermente più a monte (ovviamente ve ne accorgerete solo dopo aver superato con attenzione la frana). Data la natura geologica di questo versante della Valle del Mis, simili eventi franosi sono piuttosto frequenti, ed anche questo contribuisce a chiedersi se non convenga invece sistemare il collegamento California – Macatoch sulla sponda sinistra del Mis.

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Frana sul sentiero La Montagna Dimenticata

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Dopo aver incrociato la famosa Via Tilman che collega Falcade ad Asiago sulle orme del mitico maggiore H.W. Tilman durante la Seconda Guerra Mondiale, discendiamo sulle frazioni di Pattine e Mori, anch’esse antiche dimore dei lavoratori del Centro Minerario di Vallalta. I due piccoli abitati, che ospitavano un tempo famiglie numerose di operai delle miniere, sono dimora oggi di un paio di persone alle quali si aggiunge in estate qualche villeggiante; molte abitazioni invece sono abbandonate da anni e contribuiscono al clima da vera “Montagna Dimenticata” sul quale abbiamo riso e scherzato per tutta la giornata.

Miniere di Valllata Gosaldo Dolomiti

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Nella frazione di Mori abbiamo l’occasione di osservare due degli antichi crogioli in ghisa provenienti dalle miniere ed adibiti da qualche decennio a vasche della fontana della frazione; le frazioni rivivono momentaneamente solo in occasione di Sognando California, giornata promossa dalla Pro Loco di Gosaldo e della Pro Loco Monti del Sole di Sospirolo, quando ospitano la festa all’arrivo del tour delle miniere.

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Da Pattine raggiungiamo subito il sottostante parcheggio da cui siamo partiti; dopo aver ringraziato di cuore la famiglia Chenet per la splendida giornata nel cuore delle Miniere di Vallalta, ci salutiamo con la speranza di rivederci per parlare ancora del grande passato della zona e per altre visite al centro minerario, zona che si fa per noi sempre più interessante.

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Se avete curiosità di approfondire la storia delle Miniere di Vallalta vi consigliamo il piccolo riassunto nella nostra sezione Storia (clicca qui) o la sezione dedicata, molto più ricca ed esauriente, sul sito dell’ARCA (clicca qui). Se la storia delle cave di mercurio delle Dolomiti vi incuriosisce e vi affascina, vi esortiamo senza esitazione a percorrere l’anello descritto nel tour per la ricchezza di attrazioni (frazione abbandonata di California, Centro Minerario di Macatoch, Casina, Miniere di Vallalta, Casin, frazioni di Titele e Mori) e per il fascino selvaggio dell’itinerario in sé, racchiuso tra Monti del Sole e Croda Granda nel cuore delle Dolomiti; consigliamo ovviamente abbigliamento e scorte adeguate all’escursione (buone scarpe impermeabili, pantaloni lunghi, vestiti aggiuntivi per gli sbalzi di temperatura, borraccia d’acqua). Tutto l’itinerario è segnato in maniera eccellente dalle indicazioni dei fratelli Chenet, è comunque necessaria un minimo di esperienza nel bosco e su sentieri di montagna per poter completare l’anello. Con queste piccole premesse, il giro circolare fatto oggi si caratterizza come un’affascinante passeggiata di mezza giornata assolutamente consigliata a chi è in cerca di un originale itinerario arricchito da molte attrazioni storiche e culturali; se volete ottenere informazioni aggiuntive, la Pro Loco di Gosaldo e l’Ufficio Turistico di Agordo sono a vostra completa disposizione (contatti qui sotto). E se per caso vi capita di incontrare la famiglia Chenet mentre siete a spasso nel centro minerario, sicuramente sapranno raccontarvi qualche storia interessante sulle miniere che stiamo rischiando, purtroppo, di perdere.


Informazioni turistiche:

Pro Loco Gosaldo Dolomiti Tel. +39 0437 68383 E-mail: prolocogosaldo@gmail.com

Ufficio Turistico di Agordo Tel. +39 0437 62105 E-mail: ufficioturistico@agordo.net


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Agordino Dolomiti

10 commenti

  1. Ottimo lavoro, ottimo lavoro!
    Condivido pienamente ogni commento, pur non avendo mai “camminato” in zona, pur facendolo virtualmente con voi con grande soddisfazione.
    Purtroppo non è possibile andare dappertutto dove si vorrebbe…
    Con altrettanta soddisfazione avrei recuperato (credo con fatica) anche qualche minimo campioncino di mineralizzazione a cinabro per confermare il mercurio e per un articoletto sul mio blog (chimica sperimentale).
    Grazie a tutti voi!

  2. gianluca rossi

    Ho appena percorso il giro ad anello da voi splendidamente descritto in questo articolo, che peraltro ho letto solo dopo, e devo dire che è stata veramente una bellissima sorpresa: il percorso (un paio d’ore in tutto) attraversa luoghi molto interessanti e vari sia dal punto di vista storico che ambientale, con scorci grandiosi sulla Croda Grande e sul Piz di Sagron; il sentiero è estremamente curato (è richiesta un po’ di attenzione solo nei 2 punti interessati da frane); abbiamo anche ricevuto un’ottima ospitalità (sciroppo di sambuco, caffè e pasticcini) dalla famiglia che nei mesi estivi abita la Casina, già sede della società mineraria; non posso che condividere le perplessità sulla grandiosità di alcune opere (ponti) e sulla manutenzione non proprio impeccabile delle aree attrezzate per la sosta con panche e tavoli in parte già “assediate” dalla vegetazione. E’ comunque un luogo molto bello e suggestivo.

    1. agordino

      Ciao Gianluca,

      si siamo assolutamente d’accordo! Luoghi e persone da valorizzare, non da destinare al dimenticatoio! Grazie mille per il tuo commento, e grazie soprattutto alle persone che impiegano tempo e risorse per mantenere agibile questo tesoro storico e naturale! Sarebbe auspicabile inoltre maggior supporto da parte del Pubblico, e più oculatezza nelle spese, così come anche tu hai giustamente osservato!

      Grazie ancora per la visita e torna a trovarci!

      Il team di agordinodolomiti.it

    1. agordino

      Hi Barry!

      Thank you very much for your contribution!
      Click on the English flag on the website header or choose the English language on the footer to read this article in English.
      Let us know what you think about it!

      Thank you very much and keep following us on the blog!
      The agordino dolomiti.it team

  3. Antonio Penzo

    un lavoro eccellente su una zona che avrei sempre voluto conoscere e che consco (purtroppo assai male) solo nelle parti più marginali. Ma anche se alla mia età non ho più la gamba di una volta,questa estate vorrei provare a scoprire queste meraviglie della natura e del lavoro umano che minacciano di scomparire (eh, l’Ente Parco di troppe cose non si cura!). Gradirei sapere se è possibile trovare una qualche mappa della vostra mirabile “esplorazione”, che mi faciliterebbe alquanto. Grazie di cuore per la vostra ammirevole attività.

    1. agordino

      Ciao Antonio,

      grazie mille per il tuo commento!

      Essendo il sentiero in oggetto realizzato e curato dal volontariato locale, non siamo a conoscenza di mappe che lo ritraggano in dettaglio, purtroppo.

      Ci sono comunque i segnavia un pò ovunque, come si diceva, e l’area è tabellata dal Parco / dai Parchi nei punti d’accesso principali (Titele o Sagron Mis), quindi dovresti riuscire ad orientarti quando arrivi in loco.

      Se hai domande specifiche puoi rivolgerti alla Pro Loco di Gosaldo (al numero che trovi qui sopra) che saprà certamente aiutarti; inoltre, se hai piacere di farti accompagnare, puoi contattare un’Accompagnatore di media montagna o una guida del Parco.

      Facci sapere come va!
      Grazie mille per il contributo e continua a seguirci!

      Il team di agordinodolomiti.it

  4. Oscar Ferraro

    Bellissimo Articolo, complimenti. Spero di poterci camminare sopra quanto prima seguendo le vostre indicazioni che mi sembrano sufficientemente particolareggiate, magari con l’occasione lo traccio per futuri visitatori.
    E un vero peccato che siti del genere quando non dimenticati siano oggetto di interventi alquanto… Dispersi e inconcludenti… Molte volte sembra manchi una visione di insieme, una certa organicità…
    Peccato.
    Complimenti ancora per la splendida pubblicazione.

    1. agordino

      Grazie mille per il tuo commento Oscar!

      Vedrai che non rimarrai deluso: al di là dell’aspetto selvaggio ed incurato, c’è un vero e proprio tesoro storico sepolto nei boschi di Vallalta. Un luogo magico che attende ospiti smaliziati, curiosi ed intraprendenti come te!

      Facci sapere come va la tua visita! Ti auguriamo una piacevolissima visita nel Cuore delle Dolomiti!

      Il Team di agordinodolomiti.it

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