Il villaggio di California e il centro minerario di Vallalta
*POSTFAZIONE:
Circa due mesi dopo la pubblicazione di questo articolo siamo stati contattati dalle persone alle quali dobbiamo l’eccellente lavoro di sistemazione e manutenzione dell’itinerario che collega California ai Forni Fusori di Macatoch ed alle Miniere di Sagron Mis, erroneamente da noi individuate come membri della Pro Loco Gosaldo; si tratta invece, ancora una volta, di una splendida storia di volontariato e passione per le nostre montagne portate avanti da due bravissimi fratelli e dalla loro famiglia: Cencio e Renato Chenet di Gosaldo. Come promesso all’interno dell’articolo, ben volentieri spendiamo qualche riga per ringraziare le persone che provvedono materialmente alla cura ed alla manutenzione dell’area, ovvero per questi due grandi Agordini al cui impegno e passione dobbiamo l’attuale possibilità di fruire di questi luoghi: grazie di cuore per il vostro lavoro!!!
I Fratelli Chenet ci hanno spiegato che ad occuparsi del mantenimento del sentiero e dei segnavia, alla costruzione e manutenzione dei ponti in legno che interessano le zone descritte in questo articolo, a provveder allo sfalcio sono da qualche anno proprio loro, animati dal forte desiderio di strappare il nostro partimonio storico e culturale all’abbandono più totale (nonostante la presenza delle aree all’interno del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi) e pur con i pochi mezzi a disposizione (ci segnalano comunque che il Gruppo ANA Gosaldo ha sempre sovvenzionato la loro opera con un piccolo contributo); i Fratelli Chenet ci hanno spiegato inolte che, non per vantarsi, ma da qualche anno, anche grazie al loro duro lavoro ed ai grandi sforzi compiuti, il numero dei visitatori della zona di California, Macatoch, delle Miniere di Vallalta è in lenta ma evidente crescita; un grande esempio per tutti e dal quale anche altre zone dell’Agordino dovrebbero prendere spunto.
In attesa di conoscerli di persona per ringraziarli per i loro sforzi (e delle preziose correzioni ai nostri errori 🙂 ), approfittiamo quindi di questo piccolo spazio, che certamente non è gran cosa ma che è il minimo che possiamo fare per loro, per elogiare due nostri grandi valligiani ed il loro impegno disinteressato; non ci dispiacerebbe inoltre che, in occasione di un futuro articolo ancora su California e Vallalta, fossero proprio i Fratelli Chenet a farci da ciceroni per un tour della zona che è oggi visitabile esclusivamente grazie a loro, ne saremmo onorati.
Dopo esserci consultati tra di noi nella nostra piccola redazione, abbiamo deciso di mantenere l’articolo che segue nella sua forma originale, aggiungendo però delle piccole correzioni di colore rosso laddove necessario; questo per informarvi che tutte le correzioni in rosso che incontrerete nell’articolo sono note aggiunte a posteriori – Buona lettura!
Il villaggio di California e il centro minerario di Vallalta
Siccome nessuno di noi ci era mai stato di persona (ed anche per chi ci era stato sono ormai trascorsi decenni), approfittando dell’arrivo dell’estate 2016 con un caldissimo fine settimana di giugno abbiamo deciso di recarci in Val del Mis nel Comune agordino di Gosaldo per visitare la frazione abbandonata di California ed il Centro Minerario di Vallalta, antico polo di estrazione e lavorazione del mercurio assieme alle vicinissime Miniere di Sagron Mis in Trentino (che attingono allo stesso giacimento).
Fiduciosi che la presenza di questi due siti storici nel contesto del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi assicurasse un certo grado di “visitabilità” e rincuorati dall’eco di alcune notizie riguardanti recenti lavori di sistemazione della zona, ci aspettavamo di imbatterci in un’attrazione turistica pronta alla fruizione; siccome poi noi siamo grandissimi appassionati di storia locale, ci aspettavamo dall’ente parco una degna rappresentazione di un centro minerario importantissimo quale quello di Vallalta ed una contestualizzazione almeno sufficiente del villaggio di California che, sebbene distrutto, ha una storia molto interessante che merita di essere raccontata come si deve. Ciò in cui ci siamo imbattuti è risultato invece qualcosa di completamente diverso dalle nostre aspettative.


PREMESSE:
Nessuno di noi era, purtroppo, pratico della zona di California e del Centro Minerario di Vallalta; abbiamo quindi visitato il posto come farebbe un normale turista incuriosito dalla lunga storia di questo abitato della Valle del Mis. Abbiamo attinto le informazioni tecniche sul sito e sui percorsi da internet e da alcune pubblicazioni nei giorni precedenti l’escursione, ma ciò che abbiamo trovato era per lo più incompleto o frammentario o si è rivelato tale al momento della visita. Non pensavamo tra l’altro di avere bisogno di particolari indicazioni, trovandosi California e Vallalta oltre che nel Parco Nazionale anche sul tragitto del famoso sentiero tematico dell’ente parco “La Montagna Dimenticata”. Questo articolo sarà sicuramente seguito da una seconda puntata in quanto, come leggerete, non siamo riusciti completamente nel nostro intento di visitare la zona.
Poco dopo aver superato le ultime case di Gosaldo in direzione del Lago del Mis si incontra il ponte in località Titele reso celebre per le recenti vicende legate alla contestata centralina idroelettrica che ha suscitato lo sdegno di associazioni e di tanti cittadini bellunesi (sembra che alla fine, la ditta costruttice sarà costretta a rimuovere l’impianto ed a riportare la situazione allo stato precedente all’inizio dei lavori).
Attraversato il ponte abbiamo seguito la comoda e larga strada sterrata che in poco tempo ci ha condotto ad un nuovo parcheggio realizzato, apparentemente, molto di recente; è possibile pertanto arrivare almeno fino a qui in auto e trovare posteggio in maniera pratica e comoda.
Superato il parcheggio, dopo pochi minuti di camminata ci siamo imbattuti nei primi pannelli informativi del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi relativi alle attrazioni di questa parte della riserva naturale, senza trovare però accenno al villaggio di California ed alle miniere di Vallalta, seppur molto vicini; anche la mappa sul pannello ci ha lasciati piuttosto perplessi dal momento che è difficilissima da consultare e per niente pratica. Ipotizzato comunque che la direzione da seguire fosse quella, abbiamo continuato imperterriti sulla strada principale fino ad incrociare un ulteriore pannello informativo del Parco Nazionale, stavolta dedicato proprio al villaggio abbandonato di California.
In questo luogo, fortunatamente, alle scarsissime indicazioni fornite dall’ente parco hanno sopperito le preziosissime indicazioni color blu e rosso che, ipotizziamo, siano state realizzate dalla Pro Loco di Gosaldo (nei commenti gli autori sono invitati comunque a segnalarci se abbiamo scritto incorrettezze) [oggi sappiamo invece che sono opera dei Fratelli Chenet]: con grande cura, queste persone si sono premurate di segnalare tutti i percorsi con cartelli completi di tempistiche di avvicinamento ed hanno inoltre marcato tutte le vie nel bosco con segnavia molto vicini e ben visibili, rimediando appieno alle gravissime carenze dell’ente parco. Vogliamo ringraziare gli autori di quest’opera [ovvero i fratelli Cencio e Renato Chenet] perchè senza di loro non saremmo riusciti probabilmente nemmeno a trovare il villaggio di California e raggiungere la zona del Centro Minerario di Vallalta sarebbe stato di fatto IMPOSSIBILE con le lacunose o assenti indicazioni del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.
Prima di visitarlo, pensando al villaggio abbandonato di California ci aspettavamo certamente un certo livello di “abbandono” (ovviamente) e devastazione dovuto all’Alluvione del 1966; ma l’incuria in cui giaciono i resti di quella che fu una delle prime località turistiche delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO all’inizio del 20° Secolo è in questo luogo assoluto e sconfortante: i resti di questa frazione di Gosaldo dallo strano e curioso nome, dilaniati dall’Alluvione del 1966, sono letteralmente inghiottiti da erba e piante che stanno riprendenosi il controllo della zona. Muoversi è difficile: la selva è ovunque e scostarsi dall’appena accennata traccia del sentiero significa ritrovarsi nell’erba alta e negli arbusti spinosi che sono praticamente ovunque. Paradossalmente, il tutto crea un’atmosfera gotica ed affascinante, seppur molto scomoda da visitare; dato l’alto valore storico del luogo, California meriterebbe di essere sistemata almeno un paio di volte a stagione, mentre è evidente che qui gli unici lavori (se si esclude l’ottima mappatura del sentiero con i colori blu e rosso, sicuramente non opera dell’ente parco) si limitano all’abbattimento di singole piante qua e la. Dietro le facciate di case ancora in piedi ed ai resti del mitico albergo “Alla California”, vessilli del ricco passato che fu ed ormai prossimo all’oblio, la selva diviene ancor più impenetrabile. Ci spingiamo fino alla frazione de I Ghebber poco più in alto, poi decidiamo di tornare sui nostri passi per cercare le tracce dell’attività mineraria connessa allo sfruttamente delle Miniere di Vallalta.
Manco a dirlo, nessun cartello (o almento: nessun cartello VISIBILE) del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi accenna alla presenza in loco del Centro Minerario di Vallalta, seppur si trattasse di una delle principali cave di cinabro d’Europa che per secoli ha rifornito Austria (con le contigue miniere di Sagron Mis in Trentino che attingono dallo stesso giacimento) ed Italia di mercurio; se non fosse ancora per le famose indicazioni blu e rosse [opera dei Fratelli Chenet], sarebbe impossibile sapere dove andare per chi non conosce la zona, ed il visitatore meno convinto sicuramente desisterebbe dall’avventurarsi da solo nella foresta seguendo le aleatorie tracce date dal parco, sempre ammesso che da qualche parte ce ne siano. Invece le indicazioni blu e rosse costituiscono fin da subito un’ancora di salvezza: in una foresta fitta (ed estremamente umida e calda!) come quella che ci troviamo davanti, i segni si susseguono a pochi passi di distanza l’uno dall’altro, ed in nessuna parte dell’itinerario rischiamo di perderci seguendole. Le tracce sono abbinate a cartelli che indicano i diversi tempi di percorrenza per raggiungere le diverse mete di questa parte del parco; decidiamo di seguire quelle per i forni fusori, indicati a circa 40 minuti a piedi.
La strada che si snoda nella foresta parte piuttosto ampia; subito alla partenza notiamo scarti di forni fusori in terra e, poco più avanti nella località di Pian de le Lope (segnalata ancora una volta esclusivamente dai cartelli blu e rossi), quella che si direbbe un’area di scavo archeologico-minerario, in cui i lavori sono ancora in corso d’opera; è la campagna archeologica condotta dal gruppo ARCA di Agordo nel 2013-14. Sono le due e mezza del pomeriggio, la temperatura è piuttosto alta e l’umidità del bosco la rende ancora più marcata; la stretta traccia nel bosco pare a volte sparire cancellata da un piccolo ruscello o dalla vegetazione, ed ancora una volta tornano utilissime le indicazioni blu e rosse, senza delle quali parrebbe di vagare senza meta in una vera e propria giungla.
D’un tratto la strada si interrompe, franata presumibilmente nel sottostante torrente; ancora una volta è la segnaletica blu e rossa che ci guida al di là della frana e quindi di nuovo nel fitto della foresta per un lungo tratto.
Incrociato il torrente, attraversiamo una passerella molto rudimentale e ci troviamo sulla sponda opposta, di nuovo nella foresta e sempre lungo le tracce bicolore, finchè finalmente ci imbattiamo nel complesso dei Forni Fusori di Macatoch (o Macatok). Questo complesso industriale ci colpisce innanzitutto per la grandezza: l’edificio doveva essere decisamente imponente, come testimoniano ancore le possenti mura in pietra. Con cautela ispezioniamo l’edificio in cui veniva lavorato il cinabro, restando ammaliati dalla grandiosità dello stesso e terribilmente rattristati dallo stato di indecoroso degrado in cui versa la struttura, in balia della vegetazione. Prima di dedicarci alla zona in cui sappiamo esserci gli imbocchi della miniera, facciamo una visita anche alla frazione di Macatoch (o Macatok) posizionata poco più sopra.
Di nuovo in prossimità del complesso dei forni fusori, seguiamo le indicazioni per il vecchio confine tra Italia ed Austria, che troviamo subito al di là del ponte, riverniciato di fresco che spicca in mezzo al verde della zona.
Il panorama sulla Croda Granda ci lascia un momento incantati mentre riprendiamo fiato asfissiati da buoni 50 minuti nella foresta. Iniziamo a cercare le indicazioni per le miniere di Vallalta lungo il Torrente Pezzea, ma la nostra scarsa conoscenza del territorio ci obbliga a desistere dopo poco; amareggiati, ci ripromettiamo di ritornare dopo esserci informati sull’esatta ubicazione dei tunnel minerari.
Nei pressi del vecchio confine vediamo che le indicazioni si inerpicano lungo un declivo seguendo un sentiero nella foresta; dopo circa 15 minuti il bosco si apre ed appare la Casina, la vecchia sede mineraria delle Miniere Austriache di Sagron Mis, in territorio trentino. Qui la differenza con il territorio del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi è evidente: l’erba è tagliata, la Casina è curata e ben tenuta, il sentiero per le Miniere di Sagron Mis è ben indicato.
Si sta facendo tardi e bisogna tornare indietro; in poco più di mezz’ora, sul sentiero ormai conosciuto dell’andata, raggiungiamo facilmente California ed il punto di partenza della nostra escursione.
Il bilancio, benchè non del tutto positivo, è buono: abbiamo fallito nel nostro obiettivo principale, ovvero fotografare le cave del cinabro, ma abbiamo visitato California, i forni fusori di Macatoch, il vecchio confine con l’Austria e siamo giunti nei pressi delle Miniere di Sagron Mis, il tutto sfidando la totale incuria che regna in questa zona ed affidandoci alle sole tracce blu e rosse che qualche buon samaritano ci ha lasciato. Tutto sommato una bellissima esperienza, appagante ed avventurosa; non vediamo l’ora di tornare per trovare e visitare tutto quello che questa volta ci siamo persi, magari informandoci prima nel dettaglio sulla zona.
RINGRAZIAMENTI:
Ringraziamo di cuore chi ha segnato l’intera via; senza queste indicazioni, non ci saremmo potuti muovere in questa selva intricata ed umida. Pensiamo sia stata la Pro Loco di Gosaldo perchè i colori del loro simbolo sono proprio blu e rosso, non ce ne vogliano gli autori se abbiamo sbagliato, anzi segnalandoci l’errore lo correggeremo volentieri [come poi è accaduto; grazie a Cencio e Renato Chenet per tutto il grande lavoro svolto] Grazie ancora!
NOTE:
Il degrado dell’area potrebbe essere fermato da una più accorata gestione di questo splendido patrimonio, per la quale ci appelliamo alle istituzioni. Non si parla di grosse opere, ma sempicemente di una costante manutenzione del Parco e dei sentieri, sfalcio dell’erba, abbattimento di qualche pianta, drenaggio di qualche risorgiva d’acqua, tutte opere che si possono e si devono fare in un parco nazionale. In secondo luogo, mancano quasi completamente informazioni sulla zona: come si pretende che la gente visiti il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi se non sa dell’esistenza di California, Vallalta e di tutto il complesso? Perchè all’imbocco del ponte non c’è alcuna indicazione su questo splendido patrimonio storico che stiamo perdendo nel cuore della foresta? Queste sono domande da semplici cittadini e contribuenti che giudichiamo lecite e obbligatorie. Il fatto poi che il sentiero La Montagna Dimenticata passi proprio per di qui, attraversi al selva e si colleghi al Centro Minerario di Sagron Mis fa ipotizzare che nessuno all’ente parco abbia mai attraversato a piedi questa zona ed abbia realmente intenzione di promuoverla. Un vero peccato, dato che qui di storia, cultura e fascino ce n’è da vendere.
CONCLUSIONE:
Andate a visitare questo posto. Prendetevi una giornata intera e partite. Studiate prima la zona (cosa che faremo meglio la prossima volta anche noi) e la sua storia, chiamate la Pro Loco di Gosaldo magari; indossate pantaloni lunghi e scarponi, portatevi acqua e cibo. Se amate la storia mineraria delle Dolomiti e l’esplorazione nella natura selvaggia, qui avrete pane per i vostri denti, ne vale la pena comunque.
Senza contare il fatto che, grazie agli amici del Parco Nazionale, vi sembrerà di essere dei piccoli Indiana Jones in una giungla equatoriale.
Informazioni turistiche:
Pro Loco Gosaldo Dolomiti
Tel. 0437 68383
E-mail: prolocogosaldo@gmail.com
Leggi l’articolo con la parte due del tour delle Miniere di Vallalta – Clicca qui
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bella storia !! Oggi sono stato ai forni Valle Imperina . Molto ancora da fare anche li . Complimenti
Ciao Enzo,
grazie mille a te per il commento. Hai ragione, molto resta ancora da fare, ma fa piacere vedere che comunque qualcosa in questi anni è stato fatto e che certe cose si muovono abbastanza velocemente. Speriamo che presto si riesca ad aprire almeno un tunnel delle miniere, cosicchè la visita in Val Imperina diventi un’esperienza completa! Ciao Enzo alla prossima!
La Redazione
fantastico !!!!! ieri sono sceso dal bibacco casera Campotoronto ed ho notato i cartelli nuovi!!!! vi ho letto 24 ore dopo e sono rimasto folgorato. sarà la prossima. un grazie enorme ai fratelli volontari……spero di trovali, magari al lavoro.
Ciao Gilberto,
si ne vale la pena, vedrai!! Grazie per il commento e continua a segurci!!
Il team di agordinodolomiti.it
Buon giorno, avevo un ricordo d’infanzia legato a questo luogo e a distanza di oltre 50 anni sono venuto a visitare il paese di California. Conoscendo un pò la storia mi aspettavo di trovare qualcosa di più. Effettivamente lo stato di totale abbandono lascia proprio un senso di profonda tristezza pensando anche a tutte quelle persone che in quel posto avevano investito sogni e speranze. Ho già programmato di tornarci il prossimo anno e spero proprio di trovare qualche informazione in più e un pò meno abbandono..
Grazie comunque ai volontari che già fanno tanto per tenere viva la memoria storica di questa località
Roberto
Ciao Roberto,
grazie mille per il tuo commento, che riassume in poche parole proprio il senso dell’articolo. Ci auguriamo anche noi insieme a te che si inizi (quindi le amministrazioni in primis) a supportare gli sforzi dei volontari a vantaggio della fruizione di questi luoghi dimenticati ma estremamente interessanti.
Grazie ancora e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it
Ciao Donatella,
grazie a te per il tuo commento; ci auguriamo nel nostro piccolo di aver fatto la nostra parte per questo luogo dimenticato si, ma ricco di storie indelebili e che varrebbe la pena di raccontare dignitosamente. Chissà che le amministrazioni decidano finalmente di attivarsi per ridonare a questi luoghi un aspetto quantomeno presentabile, c’è molto da fare ancora.
Grazie mille e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomtii.it
Visitando queste foto e descrizioni ho rivissuto una bellissima vacanza di una estate del 1963 in California con un amico del posto ,poco prima dell’alluvione.Un posto bellissimo fuori paese verso il Macatok dove a
llora c’era una piccola osteria che poi venne distrutta dal fiume.
Spero di ritornare a rivedere questi bellissimi posti naturali.
Ciao Pietro,
grazie mille per aver condiviso con noi i tuoi ricordi!
Deve essere stata proprio diversa la zona prima dell’alluvione, fa impressione pensare a quanto veloce passi il tempo.
Grazie ancora per il tuo contributo e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it
un grazie sincero per il vostro articolo da parte di un abitante di pattine che invano chiede alle istituzioni una viabilità verso l’abitato per continuare la presenza e la pulizia del paese che altrimenti rischia l’abbandono, credo che una strada con le normali qualità di sicurezza possa portare benefici e fiducia a quanti vogliono continuare o iniziare un percorso ,
all’interminabile storia di frazioni abbandonate del comune di gosaldo non vorrei aggiungere con amarezza anche Pattine, meta di centinaia di persone quando la viabilità lo permette, per un tratto circa 800 metri che credo sia nelle corde di quasiasi amministrazione comunale provinciale o STATALE grazie, evviva la nostra terra e a tutti gli uomini di pace e di buona volontà
Ciao Fausto,
grazie mille per li tuo contributo!
Effettivamente fa pensare come basterebbe veramente poco per sottrarre un simile patrimonio all’abisso della rovina, rimediando a quella che potrebbe essere una perdita catastrofica in termini di patrimonio storico e culturale della nostra zona.
Chissà che veramente un rinnovato interesse per l’area possa comportare anche una rinnovata consapevolezza delle potenzialità dell’area da parte degli amministratori. Ce lo auguriamo di cuore!
Grazie ancora e continua a seguirci!
Il team di agordinodolomiti.it