Dal Cuore delle Dolomiti
Agordino Dolomiti
Miniere di Vallalta e Sagron Mis, California, Forni Fusori di Macatoch

Miniere di Vallalta e Sagron Mis, California, Forni Fusori di Macatoch

Agordino Dolomiti

Miniere della Val del Mis

Centro Minerario di Vallalta e Sagron Mis, Complesso Minerario di Macatoch e Villaggio di California

Anche a Gosaldo oltre nelle altre zone del territorio agordino esisteva una fiorente attività mineraria. In questo villaggio delle Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO la corsa al sottosuolo era dovuta alla presenza di mercurio sotto forma di cinabro, oltre che a piccoli giacimenti di metalli preziosi. La zona mineraria era collocata alle falde del Sasso Largo, del Piz di Sagron e della Cima della Sella, alla confluenza dei torrenti Mis e Pezzea nelle vicinanze del vecchio abitato di California.

 

Si tratta del Centro minerario di Vallalta e Sagron Mis, un complesso industriale attivo dal XVIII Secolo. Sebbene oggi non rimangono che qualche muro del vecchio complesso minerario industriale di Macatoch e l’accesso alle tre gallerie minerarie (due in Provincia di Belluno – la O’Connor e la Vallalta, una in Trentino – Tunnel Terrabugio), l’area costituisce un tesoro storico e culturale dalle grandi potenzialità turistiche.

Sebbene la maggior parte dell’area versi in stato di abbandono quasi totale, se si escludono gli interventi necessari a garantirne la percorribilità apportati da appassionati volontari (da noi incontrati in un articolo di Ottobre 2016 – clicca qui), il valore dell’area è ben noto, tanto da essere stato oggetto di opulenti lavori di miglioramento nella zona delle tre miniere. Per quanto riguarda invece la parte del complesso industriale di Macatoch, solo grazie al lavoro di queste persone appassionate della propria valle e della propria storia è possibile infatti approcciare California, i forni di Macatoch, il vecchio confine Italia-Austria.

La zone è quasi integralmente compresa nel territorio del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ed è meta di arrivo di uno dei 9 sentieri storico-culturali proposti dall’Ente Parco, vale a dire La Montagna Dimenticata.

 

Galleria O'Connor, mezza allagata e sepolta
Galleria O’Connor, mezza allagata e sepolta
Scarti di altoforno in località Pian de le Lope nel centro minerario di Vallalta
Scarti di altoforno in località Pian de le Loppe nel centro minerario di Vallalta

Le Miniere della Val del Mis | Cenni storici

 

Le prime tracce attestanti l’attività mineraria nel Comune di Gosaldo si trovano a partire dal 1700. La ricchezza mineraria della zona era probabilmente nota però prima del XVIII Secolo, quando la zona era amministrata dai monaci della vicina Certosa di Vedana. La scoperta del giacimento di cinabro, secondo lo storico Pietro Mugna, sarebbe da ricondurre al 1723, i primi scavi al biennio successivo, mentre la prima concessione per la fruizione del centro minerario di Vallalta sarebbe del 1724 a favore di tal Marco Facen e Zamaria Selle (anche se del 1740 è la prima concessione ufficiale alla famiglia Pisani, potente famiglia nobile veneziana).

Nel periodo successivo a queste prime concessioni, il giacimento non produsse gli utili sperati. In primo luogo, la valle era molto angusta, difficile da percorrere e spesso soggetta alle piene dei torrenti Mis e Pezzea, che spesso e volentieri investivano strade e fabbricati minerari. In secondo luogo, il cinabro veniva trasportato a dorso d’asino da qui a Murano per essere lavorato, con costi che comprensibilmente riducevano di molto l’utile dell’impresa. L’itinerario noto come “La Via del Mercurio” è oggi percorribile ed incluso negli itinerari storico-culturali del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi.

A partire dal 1770, due imprenditori veneti, Nanni e Pisani, improntarono il lavoro di estrazione su basi più moderne e pragmatiche; fecero realizzare due nuove gallerie che permisero di accedere facilmente al giacimento sotterraneo ed a incrementare sensibilmente la quantità di minerale estratto, che peraltro era di ottima qualità. Saranno però sempre i costi di trasporto verso Venezia e sentenziare una pausa nello sfruttamento del giacimento che durò quasi trent’anni.

Nel XIX Secolo si alternarono più gestioni, sempre con esiti altalenanti; all’inizio del Secolo le miniere furono oggetto delle attenzioni di Melchiorre Zanchi, amministratore delle vicine Miniere di Val Imperina. Esperto tecnico, egli aveva una teoria sullo sviluppo sotterraneo del giacimento di cinabro e promosse la costruzione di una lunga galleria sotterranea. Il suo lavoro si interruppe però presto a causa della scarsità di fondi.

Nel 1852, la zona del giacimento di Vallalta fu acquistata dalla Società Veneta Montanistica, che inaugurò un’epoca fruttuosa; non solo promosse lavori di ricerca importanti (tra cui lo scavo della Galleria O’Connor, il cui accesso è ancora visibile), ma per prima introdusse la lavorazione del minerale in loco, costruendo appositi forni per la distillazione del mercurio. La tecnologia introdotta nella lavorazione del cinabro fu così innovativa che il modello di forno fusorio introdotto a Gosaldo venne utilizzato anche in altre miniere di cinabro nel mondo con il nome di Forno Vallalta. Accanto ai vantaggi della lavorazione in loco sorsero però nuovi inconvenienti, come l’avvelenamento della zona (lavorato nei forni, il cinabro produce zolfo, anidride solforosa e vapori di mercurio) e la perdita di grandi quantità di metallo in fase di lavorazione. Sebbene vi fossero le premesse per continuare i lavori estrattivi, l’incendio dei magazzini della miniera ed una violenta alluvione misero in crisi la gestione, che interruppe i lavori nel 1868.

Dal 1869 le Miniere di Vallalta passarono sotto alla gestione di Antonio De’ Manzoni, già amministratore delle Miniere di Val Imperina. Il suo approccio al giacimento fu però volto a massimizzare il profitto piuttosto che ad instaurare solide basi per continuare il lavoro nei decenni successivi, tanto che desistette dopo quindici anni.

Nel 1905 ci furono nuove ricerche minerarie in zona, segno che comunque il giacimento era interessante e probabilmente proficuo nonostante le tante esperienze negative del passato. Le ricerche non producono però risultati apprezzabili. Anche gli Austro-Ungarici riattivano un forno per la raffinazione del mercurio nella zona di Sagron Mis.

Nel 1921 la Società Monte Amiata prese le redini delle Miniere di Vallalta, abbandonando però i lavori dopo poco tempo. Nel 1956 ripresero gli scavi con la Società Vallalta Spa, che si interruppero però, com’è noto, con la morte di tre minatori nel 1962 e la conseguente chiusura l’anno successivo.

L’Alluvione del 1966, che distrusse California e segnò per sempre tutto l’Agordino, fu il definitivo colpo di grazia per le attività minerarie a Vallalta e Sagron Mis.

A segnare tutta la storia del centro minerario di Vallalta c’è una certa mancanza di pianificazione ed organizzazione del lavoro estrattivo: in sostanza, le gestioni che si avvicendarono puntarono più su rapidi guadagni che su investimenti a lungo termine che potessero assicurare una resa duratura e performante delle miniere di Gosaldo.

Miniere di Vallalta
Il letto del Pezzea; sulla destra si vede l’accesso alla miniera Terrabugio di Sagron Mis, mentre il pozzo O’Connor si trova vicino al tavolo da picnic… una distanza veramente molto ridotta separava le miniere di Italia ed Austria un secolo fa!

California Vallalta Gosaldo Val del Mis Dolomiti

Miniere di Vallalta Val del Mis
Fontana della frazione di Pattine, realizzata riciclando due grossi crogioli in ghisa (scudèle) dei forni fusori

 

Vallalta ieri e oggi

 

Le Miniere di Vallata videro il loro momento di massimo sviluppo tra gli anni ’60 e ’70 del 1800, quando nel centro minerario erano impiegati quasi 150 minatori, tra cui diverse donne. In quel periodo Vallalta era inclusa nella lista delle prime 10 miniere d’Europa per quantità di mercurio estratto ed erano considerate un business interessante e fruttuoso.

Anche il contiguo Centro Minerario di Sagron-Mis visse momenti buoni ed altri meno buoni; separate dalle gallerie venete dal solo corso del torrente Pezzea, le miniere austro-ungariche attingevano al medesimo giacimento di cinabro. Nel 1922 i due impianti vennero addirittura collegati nel sottosuolo, seppur appartenenti a due Stati non sempre in buoni rapporti, per migliorare l’areazione delle gallerie.

La Casina a Sagron Mis, parte trentina delle miniere della Valle del Mis
La Casina a Sagron Mis, parte trentina delle miniere della Valle del Mis

Le miniere di Vallalta permisero, nei momenti buoni, il fiorire di diverse attività collaterali. Nella seconda metà dell’Ottocento sorsero nei pressi di Vallalta uno spaccio di alimentari e un’osteria, poi un vero e proprio abitato. I “facili guadagni” derivanti dall’attività mineraria attrassero a frotte gli imprenditori e i lavoratori, generando una vera e propria “corsa all’oro” simile a quella americana; l’osteria venne quindi chiamata “Alla California“, per richiamare gli echi delle imprese dei fortunati cercatori d’oro d’oltreoceano. Il nome di California si estese poi a tutto l’abitato appena nato.

Mentre iniziava la fase di declino del Centro Minerario, California stava scoprendo una nuova preziosa risorsa: il turismo. California e la Valle del Mis stavano diventano celebri come località di villeggiatura e di svago, tanto che in breve tempo divennero una località frequentatissima della Provincia di Belluno e non solo. L’osteria Alla California si espanse e divenne un albergo con ristorante, con una celebre e frequentatissima pista da ballo. Parallelamente, a partire dal 1921, nasceva un sistema di trasporti efficiente che collegava la frazione a Tiser e Don e si inaugurava la strada che sale da Sospirolo. Si stima che in questo momento a California vivessero circa 150 persone.

La fortuna di California ebbe fine tragicamente in una data che gli Agordini ricordano ancora con terrore: il 4 Novembre 1966. L’alluvione che distrusse buona parte dell’Agordino colpì pesantemente California e tutta la Valle del Mis; Gosaldo fu tra i Comuni maggiormente danneggiati, e California e Vallalta tra le zone più colpite in assoluto dalla furia dell’acqua. La frazione di California fu evacuata ed agli sfollati furono offerti terreni in altre zone del Comune di Gosaldo. Nessuno tornò ad abitare a California, ed il bosco si riprese in fretta il controllo della zona.

Nei decenni che seguirono, per la gente comune California non rimase che un nome curioso e qualche storiella che gli anziani del luogo. Qualcuno però comprese le potenzialità del luogo in chiave turistica e storico-culturale, e tenne sempre aperta una via di accesso alle miniere. Seguì poi l’istituzione del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi ed una lenta e travagliata opera di valorizzazione del luogo: nei pressi dei 3 tunnel minerari la zona è stata oggetto di sistemazione nell’agosto 2016 con la realizzazione di ponti, miglioramento dell’accesso alla galleria Terrabugio (Sagron Mis) e realizzazione di un’area picnic presso il pozzo O’Connor. Abbiamo visitato la zona in occasione della sistemazione in questo articolo.

Interessante è peraltro la campagna di studi portata avanti in loco dal Gruppo Archeologico Agordino ARCA, che da oltre un decennio si sta dedicando, con successo, all’individuazione dei resti archeologici dei complessi precedenti a quelli del ‘700. Le campagne di scavo, prontamente rese pubbliche dai volontari dell’associazione, sono disponibili sul loro sito internet.

La frazione abbandonata di California
La frazione abbandonata di California

Agordino Dolomiti

Al villaggio abbandonato di California ed alle Miniere di Vallalta abbiamo dedicato: