Le Eivane del Lech dei Giai
Leggenda di Rocca Pietore
La leggenda delle Eivane è una tradizione popolare del Comune agordino di Rocca Pietore in Val Pettorina. Come nel caso del Drago del Pape, anche questa leggenda ha come teatro il magnifico Lach dei Negher (così come è chiamato in Val Biois) o Lech dei Giai (il nome dello stesso lago sul versante della Val Pettorina).
I Rocchesani hanno sempre ritenuto che il Lech dei Giai fosse un luogo carico di mistero e strani poteri soprannaturali. Lo specchio d’acqua, magnificamente incastonato nelle Cime d’Auta nel Gruppo della Marmolada, si diceva fosse infestato da anime dannate incapaci di lasciare il nostro mondo, costrette a dimorare in questo luogo. La fantasia popolare aveva ricamato su questo lago tutta una serie di articolati racconti e superstizioni, tra le quali quella che fosse consigliabile lanciare nelle acque del Lech dei Giai / Lach dei Negher oggetti sacri come croci e monili con ritratti di santi, al fine di permettere alle anime dannate di lasciare il luogo per sempre.

Si racconta che un giovane, da sempre scettico a queste dicerie, avesse deciso di metterle alla prova di persona. Partì quindi alla volta del lago, incamminandosi lungo i declivi dei monti della Catena della Marmolada. Giunto al lago, si mise in attesa del crepuscolo, convinto che al mattino sarebbe tornato in paese trionfante per deridere i vecchi e le loro stupide superstizioni.
Quando il sole iniziò a scomparire dietro i severi profili dei Monti Pallidi, con grande stupore il giovane iniziò a vedere qualcosa muoversi. Non distingueva bene i profili, perciò si fece cautamente più vicino per osservare meglio. Strabuzzò gli occhi quando si rese conto che si trattava di splendide figure femminili, giovani e leggiadre ragazze. Sempre più vicino al misterioso gruppetto, il giovane le sentì cantare una melodia soave e soprannaturale; le ragazze erano in realtà Eivane (o Ondine), creature mitologiche delle Dolomiti simili a ninfe della letteratura classica, che vivevano in comunione col lago e la natura circostante, schive e diffidenti nei confronti degli uomini.
Incantanto, il giovane stava per rivelarsi alle ninfe quando vide sopraggiungere tre nani in armi; tutt’altro che bellicosi, i tre si approcciarono alle Eivane giulivi e baldanzosi ed iniziarono a cantare assieme a loro, come celebrando un misterioso ed antico rito ancestrale, dal significato misterioso.
Improvvisamente, uno dei nani notò la figura che osservava il gruppetto poco più in là; il canto si arrestò improvvisamente e i nani in un attimo circondarono il giovane rocchesano. Le Eivane, spaventate, scomparvero rifugiandosi nelle acque del Lech dei Giai, mentre leggenda vuole che i nani, offesi dalla presenza di un umano nel loro momento più intimo e rituale, abbiano lanciato sul giovane un’oscura e tremenda maledizione: “Qui rimarrai, e in fonte muterai”. La bruma avvolse immediatamente il luogo, il silenzio si fece assoluto.
Nessuno in paese vide mai più il giovane, e gli anziani del villaggio non si fecero scappare l’occasione per ribadire i severi moniti ai giovani riguardo il rispetto delle tradizioni e delle leggende popolari. Qualcuno, nei giorni successivi, notò anche la presenza in Val Franzei, poco sotto il Lach dei Negher / Lech dei Giai, di una nuova fonte d’acqua, misteriosamente comparsa qualche giorno prima.
